“Occorre ritornare alle fondamenta della nostra professione per dare senso al carattere universalistico e solidaristico del nostro Ssn. Preoccupano i dati sulla rinuncia alle cure, ma anche sulla stanchezza di nostri colleghi che rinunciano alla professione o si trasferiscono all’estero”. Lo ha detto Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi, intervenendo oggi a Roma alla presentazione del convegno sulle povertà sanitarie in programma il 10 maggio a Verona per iniziativa della Cei e delle Federazioni e dei Consigli nazionali delle professioni sanitarie e sociosanitarie, come prima tappa del percorso verso il Giubileo 2025 del mondo della salute. “Occorre ricomporre il nostro sistema salute con sinergie virtuose tra le sue componenti, anche solidaristiche. Abbiamo bisogno di rimettere al centro il cittadino e i professionisti con i loro bisogni, capitale intangibile della nostra sanità pubblica che va salvaguardato e curato, altrimenti – ha sottolineato Mangiacavalli -; per noi infermieri diventa difficile trasformare la cura in relazione. Questo compito di umanizzazione è per noi insostituibile, non possiamo rinunciare al rapporto di vicinanza e fiducia con la persona assistita”. Quando entrano nelle case, “gli infermieri di comunità “si rendono conto di quanto sia importante lavorare in sinergia”, ha concluso la presidente Fnopi. Mirella Silvani, vicepresidente Cnoas (Consiglio nazionale ordine assistenti sociali), ha osservato che “il mancato accesso alle cure, ai programmi di prevenzione, all’assistenza continuativa e adeguata per una vita dignitosa genera problemi oggi che sicuramente rovineranno e faranno arretrare lo stato di salute della popolazione e danneggeranno il tessuto sociale e produttivo del nostro Paese. Un attacco all’equità sociale e al benessere della nostra società che come assistenti sociali contrasteremo con forza”. “Siamo qua – ha detto Silvia Vaccari, presidente nazionale Fnopo (Federazione ordini professioni ostetriche) – perché purtroppo una donna su dieci è in povertà e non ha accesso alle cure. Dovremmo lavorare tutti insieme sulle determinanti salute; dalla salute della donna dipende quella della famiglia”.