Caritas italiana è preoccupata per 2,8 milioni di “vite in bilico” che soffrono di “grave deprivazione materiale e sociale” e che chiamano a “una responsabilità forte per capire e agire”: lo dice oggi al Sir don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, commentando i dati Istat diffusi oggi. Secondo l’Istat nel 2023 c’è stata una diminuzione della popolazione a rischio povertà (18,9%) rispetto al 20,1% dell’anno precedente ma aumenta leggermente la popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,7% rispetto al 4,5%). “I dati rilasciati oggi dall’Istat sul rischio di povertà ed esclusione sociale relativi al 2023 restituiscono un quadro fatto di luci e ombre rispetto alla situazione di milioni di persone nel nostro Paese – osserva don Pagniello -. La situazione, ci dicono i dati, migliora nel complesso visto che si riduce di circa 700.000 il numero di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale nel nostro Paese, per effetto soprattutto dei miglioramenti a livello di reddito e di occupazione. Ma dietro questo dato generale si nasconde un elemento che ci preoccupa e che non dobbiamo trascurare: la terza componente di questo indicatore europeo è costituita dalla grave deprivazione materiale e sociale che indica la situazione di coloro che non possono permettersi di affrontare spese impreviste o di mangiare un pasto in compagnia dei propri cari qualche volta a settimana”. Questa “è la condizione di coloro che stanno peggio – prosegue il direttore di Caritas italiana -, che rischiano di cadere nel baratro della povertà da un momento all’altro. Sono le persone che si rivolgono ai nostri centri quando è troppo tardi per chiedere un aiuto, per cercare di stare meglio. Ebbene questo dato aumenta di 4 punti percentuali: sono 2,8 milioni di persone nel nostro Paese a trovarsi in questa condizione. Dobbiamo capire chi sono, dove vivono, e che cosa le politiche pubbliche possono fare per contenere, frenare questa caduta e per riportare queste vite entro un argine di sicurezza, benessere e speranza”. Si tratta, conclude, di “2,8 milioni di vite in bilico che non possono farci stare tranquilli e non possono farci gioire dei miglioramenti generali ma ci chiamano a una responsabilità forte per capire e agire”.