Il lavoro incessante di tanti operatori, volontari, religiosi e religiose è al centro della campagna 8xmille Cei 2024 che racconta, attraverso sette storie di speranza e di coraggio, il valore della gratuità e gli sforzi di una Chiesa in uscita, che si prende costantemente cura dei più deboli. Ne è una dimostrazione concreta la mensa diocesana della Caritas di Oppido Mamertina-Palmi destinata a chi è in povertà estrema, per la maggior parte famiglie in difficoltà economica e migranti residenti sul territorio, una mano tesa rivolta a quanti sono a rischio di esclusione sociale.
Opera-segno della Caritas diocesana, la mensa nasce dal progetto 8xmille “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare” per rispondere ai bisogni primari di molte persone in stato di vulnerabilità residenti nel territorio. Sorta presso l’Istituto delle Suore della Carità, in una zona centrale del
paese, offre ampi spazi con 100 posti a sedere. Aperta due giorni a settimana, grazie ad una squadra di 30 volontari, la mensa distribuisce 400 pasti a settimana.
“La Mensa diocesana di San Ferdinando – sottolinea il vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, mons. Giuseppe Alberti – rappresenta un punto di incontro tra la missione della Chiesa di essere strumento di amore e giustizia nel mondo e l’azione concreta a favore di coloro che sono nel bisogno. Il sostegno, come Chiesa locale, oltre che tradurre missione in azione, diventa occasione per una tangibile collaborazione fraterna tra i membri della comunità diocesana. Lavorare insieme per il bene comune si fa testimonianza di unione nel servizio e nella carità”.
“Chi si rivolge a noi per avere un pasto caldo, trova anche una relazione umana con gli stessi operatori, – spiega il diacono Michele Vomera, direttore della Caritas – e cerca di instaurare un rapporto o anche un’amicizia con chi si siede al tavolo. La mensa, situata in un luogo strategico e di passaggio per i molti migranti presenti nel territorio, abbraccia un notevole bacino di utenza. I fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica ci hanno permesso di realizzare uno spazio accogliente e ampio per aiutare i nostri ospiti a sentirsi a casa”.
Grazie alle firme, nel triennio 2020-2022, sono arrivati 115 mila euro che hanno permesso di offrire diversi servizi tra i quali spicca la mensa che detiene un regime di funzionamento ottimale.
“Gli ospiti sono circa 200 anche se il numero può mutare rispetto ai periodi – dice Noemi Trimarchi, responsabile del progetto mensa –. L’opera coinvolge un numero variabile di operatori volontari, tra i 10 e i 20, relativamente alle attività che ci proponiamo di svolgere”.
Il lavoro dei volontari coinvolti in mensa permette di costruire una fitta rete non solo a livello ecclesiale ma anche civile e di rispondere con più efficacia ai tanti bisogni che emergono di volta in volta. “Portiamo qualcosa che non è solo il cibo- afferma Ferdinando Bagnato, volontario Caritas –, portiamo noi stessi con il nostro sorriso e la nostra amicizia. Le persone che noi aiutiamo, soprattutto per quanto riguarda i migranti, hanno bisogno di un punto di riferimento”.
Spesso gli ospiti restituiscono l’accoglienza ricevuta offrendo il loro aiuto ai volontari e ai nuovi arrivati nell’integrazione linguistica oppure condividendo la propria cultura e le proprie tradizioni attraverso la preparazione e il consumo di un pasto tradizionale dei propri Paesi di origine.
“Sono arrivata in Italia a 17 anni nel 2016. Mi sono messa a studiare perché non riuscendo a comunicare con nessuno – spiega Onome Anlabamo, ospite della mensa- dovevo stare sempre zitta quando mangiavo. C’è differenza tra mangiare a casa da sola e in compagnia, come una famiglia. Quando sono qui mi sento bene, mi sento libera e sono sempre disponibile a venire a aiutare loro in questo lavoro di integrazione”.
“Il servizio è nato nel periodo della pandemia – conclude il direttore- con il metodo d’asporto, nella consapevolezza che proprio nei momenti di maggiore asperità è necessario portare sostegno ai più fragili”. L’ente gestore dell’opera è l’Associazione “I Segni dei Tempi Ets”, braccio operativo della Caritas diocesana, alla quale fanno capo la maggior parte delle progettualità. Quest’ultima gestisce anche l’emporio solidale Il Carrello della Condivisione, altra opera segno insieme al Centro d’ascolto diocesano che ascolta i bisogni del territorio.