Pace, riconciliazione, resilienza: sono gli strumenti per costruire un mondo senza conflitti. È in estrema sintesi, quanto si legge nel messaggio del Dicastero per il dialogo interreligioso, inviato ai Buddisti in occasione della Festa di Vesak 2024. Il messaggio, intitolato appunto “Cristiani e buddisti: lavorare insieme per la pace attraverso la riconciliazione e la resilienza”, è firmato il cardinale prefetto Miguel Ángel Cardinal Ayuso Guixot, e dal segretario, mons. Indunil J. Kodithuwakku Kankanamalage.
“Mai più la guerra, mai più la guerra! È la pace, la pace, che deve guidare il destino delle nazioni di tutta l’umanità!”. Questo forte appello, pronunciato da Papa Paolo VI nel suo discorso alle Nazioni Unite il 4 ottobre 1965, “è riecheggiato in numerosi raduni interreligiosi negli ultimi anni per condannare la distruzione causata dalle guerre in tutto il mondo – si legge nel messaggio –. Abbiamo affrontato questo tema in diverse occasioni, ma la continua escalation dei conflitti in tutto il mondo richiede una rinnovata attenzione alla questione critica della pace e una riflessione più profonda sul nostro ruolo nel superare gli ostacoli che si frappongono alla sua crescita. Oltre alle nostre costanti preghiere e speranze, la situazione attuale ci richiede sforzi vigorosi”. Se non si affrontano in maniera adeguata le cause profonde dei conflitti e della violenza, infatti, una pace duratura è un’illusione: “Perché non ci possono essere pace e riconciliazione senza equità e giustizia nella vita politica, economica e culturale”. “Come insegnato nei rituali e nei culti propri delle nostre rispettive tradizioni religiose, la riconciliazione e la resilienza” sono “i correttivi necessari per una cultura della violenza che spesso viene giustificata come risposta deplorevole ma necessaria ad azioni militari o terroristiche aggressive – prosegue il messaggio –. La riconciliazione e la resilienza ci permettono di perdonare e chiedere perdono, di amare e stare in pace con noi stessi e con gli altri, anche con coloro che ci hanno fatto del male”. Di qui l’esortazione conclusiva a “riscoprire e fare tesoro di questi valori presenti nelle nostre rispettive tradizioni, a far conoscere meglio le figure spirituali che li hanno incarnati e a camminare insieme per la pace”.