Nel pomeriggio di domenica 5 maggio, il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, ha fatto visita alla Piccola Casa della Divina Provvidenza – Cottolengo.
È stato accolto da padre Carmine Arice, padre generale della Piccola Casa, madre Elda Pezzuto, superiora generale delle Suore di S.G.B. Cottolengo, fratel Giuseppe Visconti, superiore generale dei Fratelli Cottoleghini, insieme ai Consigli generali di sacerdoti, suore e fratelli e ai direttori generali dell’Ospedale Cottolengo, delle case di assistenza e cura delle fragilità e della Direzione amministrativa, ricorda un comunicato diffuso oggi.
Il cardinale, dopo l’accoglienza e la presentazione del Santo Cottolengo e della Piccola Casa nel mondo, è stato accolto in festa dagli ospiti dell’Rsa Santi Innocenti.
“Sono stato qui al Cottolengo per un mese 40 anni fa, da giovane seminarista – ha detto il cardinale agli ospiti riuniti – per fare esperienza concreta con i poveri e gli ultimi; ho un bellissimo ricordo di quel periodo. Voglio ringraziarvi per la vostra testimonianza, il Cottolengo è un simbolo della carità e dell’amore che diventa concretezza nella vita di ogni giorno e testimonianza di come la parola Provvidenza sia qualcosa di concreto che si può toccare con mano: in questa opera, che è la Piccola Casa, si vedono la carità, l’amore, il servizio e il desiderio di servire il Signore nei piccoli e negli ultimi”.
Dopo il passaggio tra i cortili della Piccola Casa, 112mila metri quadri di bene, e l’incontro con le Suore di Vita Contemplativa del Monastero San Giuseppe, il patriarca di Gerusalemme ha sostato in preghiera davanti all’Urna del Santo Cottolengo e ha poi visitato il percorso storico nelle stanze abitate dal Santo.
Alle 17 il cardinale ha presieduto il vespro solenne alla presenza di una nutrita rappresentanza di tutta la Famiglia Cottolenghina.
Padre Arice, nel dare il benvenuto al patriarca di Gerusalemme, ha sottolineato il legame di fede e di storia che unisce la Piccola Casa con la Terra Santa: il 20 marzo 1914, infatti, 14 suore della Piccola Casa arrivarono a Gerusalemme per la gestione di un ospedale e vi rimasero fino al 1949 e nel 1922, altre quattro suore furono inviate a Tantur, vicino a Betlemme, dove vi rimasero fino al 1939.
“Un legame – ha detto padre Arice nell’indirizzo di saluto – per assicurare a lei e alle comunità cristiane, nonché al popolo di Israele e Palestinese, la nostra vicinanza, il nostro affetto e la nostra preghiera in un momento così difficile della storia”.
“In questi giorni – ha proseguito – più volte lei ha esortato alla speranza, ad essere testimoni del Risorto, e si è auspicato che le ferite trovino guarigione per un cammino di riconciliazione e di pace. Le assicuriamo che questa intenzione è stata e sarà ancor di più dopo questo incontro, motivo di preghiera e di offerta dei figli e delle figlie della Piccola Casa. Dica alla sua gente, a qualsiasi religione e popolo appartengano, che a Torino c’è una Casa nella quale si cerca di vivere tutti insieme, sani e malati, come figli di un buon Padre, senza escludere nessuno che li pensa; è una famiglia che soffre con loro, prega per loro e che auspica il silenzio delle armi il più presto possibile”.
“Ho iniziato la mia visita a Torino – ha detto il card. Pizzaballa nell’omelia – contemplando la Sindone che è segno dell’immagine di Cristo, della Sua Passione, della sua Morte e della Sua Risurrezione. La termino qui al Cottolengo dove c’è l’altra immagine di Cristo, quella dei poveri e dei piccoli del Vangelo. Non basta, infatti, contemplare l’immagine di Cristo nei segni visibili, come il Santo Sepolcro, i luoghi Santi, la Sindone; Cristo ha bisogno di essere contemplato, amato e servito nell’immagine viva che sono i piccoli e gli ultimi del Vangelo”.
Il cardinale ha poi parlato della difficile situazione in Terra Santa dilaniata dalla guerra in corso. “In Terra Santa oggi – ha sottolineato – tutto parla di divisioni, di solitudini, di odio, di rancore, di vendetta; quando sembriamo vicini ad una conclusione si deve ricominciare daccapo. Sembra che il diavolo voglia fermare ogni iniziativa di bene, però il bene si compie ugualmente, ed è il bene che voi conoscete qui al Cottolengo. Il bene, l’amore e il desiderio di costruire relazioni si realizzano sempre nei piccoli contesti poco alla volta, con fatica. Non dobbiamo attendere l’esito da quello che facciamo, ma lavorare solo per amore”.
Al termine del Vespro e della visita padre Arice ha donato al card. Pizzaballa una reliquia di primo grado di San Giuseppe Cottolengo perché possa essere segno di pace a Gerusalemme e in Terra Santa.