“Esiste un problema di categorizzazione, stereotipizzazione e ghettizzazione: minori, anziani, tossicodipendenti, migranti…”. Lo ha affermato Andrea Volterrani, docente di Sociologia della Comunicazione-Comunicazione sociale e delle organizzazioni no-profit all’Università Tor Vergata di Roma, stamattina, durante il convegno “La presa in carico delle fragilità tra il senso e il fare”, promosso dalla Fict a Bologna, presso il Villaggio del Fanciullo, cooperativa sociale del Gruppo Ceis. “Tutti noi – ha osservato – possiamo essere vulnerabili per qualche sfera della nostra vita o in qualche ciclo della nostra vita, invece la categorizzazione non ci permette di tenere conto proprio della molteplicità delle sfere di vita. Ad esempio, non è detto che un minore, un anziano, un migrante sia vulnerabile in ogni aspetto della vita. Indubbiamente, tener conto delle sfere di vita scardina il sistema di welfare, il sistema di servizi e prestazioni attuale Si tratta di un ragionamento difficile anche per gli operatori”. Volterrani ha anche sottolineato l’importanza del “raccordo delle comunità terapeutiche con le comunità territoriali per evitare di essere solo erogatori di prestazioni” e la necessità di “rendere attrattivo nuovamente il sociale”, “oggi ancora troppo legato a questioni degli anni Ottanta”. Infine, l’invito a “costruire insieme, camminare insieme”.