Immigrazione: Paolo Ragusa è il nuovo presidente nazionale di Als Mcl

È Paolo Ragusa il nuovo presidente nazionale di Als Mcl (Associazione lavoratori stranieri – Movimento cristiano lavoratori). Quarantanove anni, sposato con due figlie, è stato eletto dall’assemblea di Als Mcl riunita all’Hotel Ergife di Roma, a cui hanno partecipato Alfonso Luzzi, presidente generale di Mcl, e numerosi componenti della presidenza nazionale. Ragusa, da oltre vent’anni impegnato nei servizi di accoglienza e di inserimento lavorativo per gli stranieri, aveva già ha ricoperto la carica di vice presidente nazionale di Als Mcl e di presidente regionale di Als Mcl Sicilia. “L’Als Mcl – spiega Ragusa – punta sul protagonismo degli immigrati per la tutela delle loro esigenze e la crescita della nostra società. I dati parlano chiaro, la loro presenza sul territorio italiano risulta fondamentale e il contributo degli immigrati all’economia italiana e al suo sistema di protezione sociale è rilevante, nel 2021 il saldo tra spese e introiti dello Stato imputabili all’immigrazione ha segnato un guadagno per l’erario pubblico di 6,5 miliardi di euro. Inoltre dal 2011 al 2021, si assiste a un calo del 4,1%, delle imprese in capo a italiani, mentre quelle gestite da immigrati sono cresciute del 41,5%. Nel 2022, con ulteriori 5.000 nuove attività aperte nell’anno, le imprese immigrate operanti in Italia si avvicinano a quota 650.000 (il 10,8% del totale)”.
“Dai dati a disposizione di Als Mcl – sottolinea – sono sempre più numerose le richieste per garantire l’ingresso in Italia per motivi di lavoro ai cittadini provenienti dal Paesi extra Ue, dagli esiti dei click day del Decreto flussi 2024 dello scorso marzo diffusi dal Ministero dell’Interno è emerso che sono state presentate 690 mila domande a fronte delle 151.000 quote complessivamente previste dal provvedimento per l’ingresso in Italia di lavoratori non comunitari”. “Un tema che sarà al centro della attività di Als Mcl – prosegue – è quello della promozione della sicurezza dei lavoratori stranieri, che sono soggetti a un rischio infortunio mortale di quasi il triplo rispetto agli italiani. Si registrano infatti 15,6 morti ogni milione di occupati, contro i 5,4 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro. Solo lo scorso marzo si contano 37 vittime su un totale di 151″. Inoltre, conclude, “non possiamo non considerare gli oltre 18 miliardi di euro come contributi previdenziali versati nella casse dell’erario da parte degli immigrati. Una linfa vitale per il sistema socio-economico del nostro Paese”.

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