“La parte più preoccupante del disegno di legge del Governo (sull’autonomia differenziata, ndr) è la determinazione dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) relativi ai diritti civili e sociali dei cittadini, per allocare correttamente le risorse e superare i divari territoriali”. Lo riferisce in una nota la delegazione della Sardegna del Meic. “I vescovi italiani dicono chiaramente che il disegno di legge con cui vengono precisate le condizioni per l’attivazione dell’autonomia differenziata – prevista dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione – rischia di minare le basi di quel vincolo di solidarietà tra le diverse Regioni, che è presidio al principio di unità della Repubblica. Tale rischio non può essere sottovalutato, in particolare alla luce delle disuguaglianze già esistenti. Quasi 15mila sardi si curano fuori dell’isola, la metà dei quali in Lombardia”, continua il Meic. Che esprime l’auspicio che “la nota dei vescovi avvii una mobilitazione dei sardi sul tema dell’autonomia differenziata fino a oggi alquanto trascurato nel dibattito politico e culturale”. “L’auspicio è che contribuisca a riportare al centro delle discussioni nei partiti e negli organismi culturali (a cominciare dall’Università) una riflessione a largo raggio sul nostro statuto (risale al 1948), da aggiornare e da applicare nella sua interezza”.