“La sinodalità è uno stile di vita ecclesiale che ci porta a una più intensa comunione e cooperazione con tutti i membri della Chiesa”. Lo ha affermato ieri il card. Aquilino Bocos Merino, superiore generale emerito dei missionari claretiani, intervenendo con una lunga e articolata riflessione alla seconda giornata della 101ª Assemblea dei superiori generali in corso fino a domani ad Assisi sul tema “Fedeli all’eredità del Concilio Vaticano II”. “Nella sintesi finale della prima fase del Sinodo – ha evidenziato, fra l’altro, Bocos Merino nel suo intervento intitolato ‘Ruolo dell’Usg nell’applicazione del Concilio Vaticano II nella vita consacrata’ – c’è una sezione dedicata a ‘Vita consacrata e movimenti laicali: un segno carismatico’. Si parla di convergenze, di questioni da affrontare e di proposte . Siamo invitati a rendere presenti e operativi i valori carismatici dei nostri Istituti, così ricchi di intuizioni e iniziative, da essere fermento di comunione con altri carismi e ministeri”. “Oggi la missione dell’Usg diventa più attuale perché offre un aiuto prezioso in situazioni critiche come quelle che stiamo attraversando: diminuzione dei membri e invecchiamento; riorganizzazione delle presenze e collaborazione intercongregazionale”, ha osservato, fra l’altro, il cardinale. Infine gli auguri per l’Unione superiori generali in tre parole: “Radici, vigore e fermezza. Radicamento, che non è immobilità, ma continua affermazione della grazia che ci convoca e ci invia. Vigore , che non è superbia, ma forza e freschezza per crescere nella santità e nella missione. E fermezza , che non è caparbietà, ma capacità di resistere alle intemperie ed essere memoria vivente della nuova e definitiva alleanza come progetto per quanti sono chiamati a seguire Gesù ed essere suoi testimoni”.