Tratta: Talitha Kum, “denunciamo le moderne forme di schiavitù. Le priorità per i prossimi cinque anni”

(foto: M.Simionati e M.Mastrandrea, Talitha Kum)

“Denunciamo le situazioni che lasciano le persone intrappolate nelle moderne forme di schiavitù: come la discriminazione e violenza contro le donne e i gruppi minoritari, sfruttamento delle persone in situazione di vulnerabilità, in particolar modo i bambini, causati da sistemi patriarcali, sfollati interni, migrazione forzata, terrorismo, conflitti e guerre, capitalismo di mercato senza freni, corruzione, razzismo, criminalità organizzata, leggi sull’immigrazione inadeguate e inconsistenti sistemi di polizia”. Lo scrivono i 153 delegati (provenienti da 71 Paesi) alla seconda Assemblea generale della rete internazionale Talitha Kum, che riunisce 5.500 religiose, religiosi e laici, tra cui almeno 600 giovani. Quest’anno il network mondiale voluto dall’Uisg (Unione internazionale delle superiori generali) celebra anche i 15 anni di vita. Nella dichiarazione finale presentata oggi a Sacrofano (Roma) vengono indicate le strategie per i prossimi cinque anni (2025-2030). Tre le priorità: il cambiamento sistemico di fronte alle nuove vulnerabilità; mettere al centro i sopravvissuti con azioni per la messa in sicurezza, l’accoglienza, l’educazione e l’inserimento lavorativo; ampliare le collaborazioni e il partenariato. Nel declinare in azioni concrete le tre priorità le religiose anti-tratta si impegnano, tra l’altro, a “promuovere l’empowerment”, “adottare strategie efficaci per ridurre la domanda della tratta di persone, includendo l’educazione di ragazzi e uomini e la promozione di percorsi migratori regolari”; “promuovere la responsabilizzazione dei trafficanti e l’introduzione di cambiamenti politici e giuridici efficaci per le popolazioni a rischio, compresi i migranti, i rifugiati e gli sfollati; affrontare i fattori di spinta e di attrazione della migrazione e degli sfollati, sostenendo la protezione e l’integrazione delle persone in movimento; informare sui rischi del reclutamento online e dei social, sensibilizzando i giovani e le loro famiglie e promuovendo la sicurezza informatica”.

(foto: Caiffa/SIR)

Sul fronte del sostegno e della protezione dei sopravvissuti si impegnano a “promuovere spazi per la messa in sicurezza e l’accoglienza dei sopravvissuti, il sostegno reciproco tra sopravvissuti e iniziative guidate dai sopravvissuti; creare spazi per l’ascolto non giudicante, linee telefoniche dirette e segnalazioni tramite app mobile; collegare i sopravvissuti all’istruzione, ai servizi della salute, allo sviluppo di competenze, all’alloggio, all’assistenza legale e alle opportunità di lavoro; offrire sostegno psicosociale e accompagnamento spirituale ai sopravvissuti, nonché supporto psicologico e legale e formazione per i membri e i partner di Talitha Kum”.

suor Abby Avelino  – (foto: M.Simionati e M.Mastrandrea, Talitha Kum)

“Il nostro obiettivo ora è raggiungere più giovani possibili – afferma al Sir suor Abby Avelino, coordinatrice internazionale –. In questi anni siamo molto cresciuti: nell’assemblea del 2019 eravamo 30 reti locali, ora sono 60. I cambiamenti climatici, i conflitti, lo sfruttamento sessuale on line di bambini e donne sono oggi le nostre principali sfide. La priorità è proteggere e aiutare le sopravvissute ma anche fare opera di prevenzione e contrastare la domanda da parte degli uomini, in continuo aumento. Vogliamo collaborare ancora di più tra di noi e con i leader religiosi, i governi, i legislatori, le organizzazioni internazionali, le Ong e le persone che lavorano sul campo”.

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