Società: Fondazione Con il Sud e Demopolis, “il divario di sviluppo in Italia si è progressivamente aggravato”. Sfiducia nei partiti e nella politica

Esiste un divario di sviluppo in Italia che, a differenza di quanto accaduto in altri Paesi europei, non è mai stato colmato e si è addirittura progressivamente aggravato. E le forme di sostegno, le risorse speciali, i fondi di coesione destinati per decenni alle aree in deficit di sviluppo, poco hanno inciso sulla trasformazione socio-economica del Mezzogiorno e sulla reale unità del Paese. E gli italiani ne sono consapevoli, come rileva l’indagine promossa, alla vigilia delle elezioni europee, dalla Fondazione Con il Sud e condotta dall’Istituto Demopolis su un campione di oltre 4.000 intervistati, i cui risultati sono stati presentati oggi dal presidente della Fondazione Con il Sud Stefano Consiglio e dal direttore di Demopolis Pietro Vento.
Considerando le differenze Nord-Sud, “appena il 18% degli italiani ritiene che oggi, sul piano sociale ed economico, l’Italia sia unita. Non lo è per l’82%. Inoltre, il 45% sostiene che il divario si sia aggravato negli ultimi 5 anni, con una percezione che fra i residenti a Sud e nelle Isole sale al 60%”.
L’analisi delle motivazioni dell’insanato divario si mantiene aperta e policentrica. Un primo elemento di riflessione emerge dall’indagine promossa dalla Fondazione Con il Sud: “I cittadini meridionali (69%) ritengono che il Mezzogiorno abbia inciso poco o per niente nelle scelte della politica nazionale”. Non solo: “Per l’80% degli italiani il ritardo economico e sociale del Sud blocca la crescita complessiva dl Paese”.
Un ulteriore dato Demopolis-Fondazione Con il Sud, alla vigilia delle elezioni europee, conferma le dinamiche di sfiducia istituzionale alla base dell’incremento dell’astensionismo: “Chi ha scelto di non votare, nelle ultime tornate elettorali, lamenta di certo delusione verso i partiti (53%), ma anche una complessiva sfiducia nella capacità della politica di incidere sulla vita reale delle famiglie (38%) e nella possibilità, votando, di cambiare la gestione della cosa pubblica (36%)”.
In questo contesto, dall’indagine emerge l’attesa di un approccio rinnovato alle politiche di sviluppo: “Per la schiacciante maggioranza degli italiani (65%), ad occuparsi di pianificare lo sviluppo sui territori dovrebbe ancora essere lo Stato, purché con l’ascolto e il coinvolgimento di imprese e cittadini anche in forma organizzata, affinché l’assunzione delle scelte di interesse collettivo abbia un respiro condiviso”.

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