Elezioni europee: Willemaers (Jesc), “non esiste un partito o un candidato perfetto. Cristiani votino secondo coscienza e a favore del bene comune”

Le elezioni europee del 2024 si svolgeranno da giovedì 6 a domenica 9 giugno, giorni in cui i cittadini degli Stati membri dell’Ue – quasi 400 milioni di aventi diritto al  voto – saranno chiamati a eleggere i propri rappresentanti al Parlamento europeo che, secondo i più recenti sondaggi, dovrebbe conoscere un significativo spostamento a destra in un contesto di crescita dei partiti populisti. Lo afferma p. Benoît Willemaers, segretario per gli Affari europei del Jesuit European Social Centre di Bruxelles, dalle colonne del numero 4.173 dl La Civiltà Cattolica in uscita sabato ma, come di consueto, anticipato al Sir. “Questo darà al Ppe un grande potere d’influenza sul passaggio a norme ambientali meno vincolanti o a politiche migratorie più rigide. Il Ppe – l’analisi del gesuita – avrà la possibilità di pretendere testi di suo gradimento nel quadro di una coalizione centrista, oppure di spingere tali questioni verso una coalizione di centrodestra. Quanto ai partiti populisti e di estrema destra, essi eserciteranno un’attrazione ben maggiore a (Jesx), l momento di convincere il Ppe a formare una coalizione”. Sono insomma in gioco questioni chiave come la prosecuzione dell’integrazione europea, politiche ecologiche e sociali adeguate, approcci umani alla migrazione o solidarietà con l’Ucraina. “Se il perseguimento della pace dev’essere l’obiettivo finale di tutte le politiche relative all’Ucraina, tale pace dev’essere duratura – la tesi di Willemaers – . Inoltre, per una questione di principio, solo la società ucraina dovrebbe determinare il proprio futuro, in modo che vengano rispettati tutti i suoi membri nelle loro particolarità, senza essere soggetta ad assimilazione forzata da parte del vicino”. Per il gesuita, “non esiste quindi alcuna opposizione tra la politica che consente all’Ucraina di resistere all’aggressione e il desiderio di pace”. “Non esiste un partito o un candidato perfetto per cui votare. La realtà della politica nella maggior parte dei Paesi europei, così come la situazione della Chiesa nella maggior parte delle società europee, fa sì che quasi ogni opzione dovrà essere un compromesso. Ma bisogna fare delle scelte. I cristiani – conclude Willemaers – non possono abdicare al loro giusto posto nel processo democratico. Spetta a ciascuno valutare in coscienza, dopo un’adeguata informazione e riflessione, dove il suo voto possa promuovere al meglio il bene comune e i valori cristiani a livello europeo”.

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