Educazione sessuale: Pellai, “insegnare a bambini e bambine a conoscere le emozioni e il proprio corpo per costruire relazioni sane”, e ai maschietti “a essere ‘uomini veri’”

Come educare bambini e bambine ad un approccio sano e responsabile all’affettività e alla sessualità in una società erotizzata come la nostra? È uno degli interrogativi emersi questa mattina dal convegno “Prima i bambini: ieri, oggi, domani”, promosso dalla Fism (Federazione italiana scuole materne) a Roma, in occasione del 50° di fondazione. Per Alberto Pellai, medico, esperto in educazione alla salute e prevenzione in età evolutiva, si tratta di “un tema spinoso ma importante. La sessualità nasce con noi e va educata”, soprattutto in un tempo “in cui sembra esistere solo un sessualità predatoria che rincorre l’idea che il corpo sia un oggetto di piacere anziché un soggetto di relazione”.
Due, secondo l’esperto, le aree su cui lavorare. Anzitutto “sulla dimensione dei ruoli di genere. Il ruolo di genere appartiene all’identità di ciascuno di noi e non va confuso con il gender, spettro che ha bloccato molte progettualità. Lavorare sul ruolo di genere – spiega Pellai – significa rendere il nostro maschile e il nostro femminile una dimensione di evoluzione del nostro umanesimo. Occorre rendere i bambini e le bambine futuri uomini e future donne pienamente consapevoli del loro essere pienamente uomo e pienamente donna”. Per i bambini maschi, in particolare,” il tempo della crescita è un tempo in cui possiamo aiutarli ad uscire dal copione del ‘vero uomo’ e ad entrare nel copione dell’’uomo vero’ che sa essere connesso con i propri stati emotivi”. Insomma, assicura il relatore, “l’educazione emotiva, affettiva e sentimentale passa attraverso il contributo che l’educazione può dare”.
L’altra grande area, “quella dell’educazione sessuale vera e propria, parte dall’idea che ciascuno di noi ha in dotazione la dimensione della sessualità che può essere semplicemente agita, perché sentita dentro il proprio corpo, oppure può essere messa a disposizione di un progetto relazionale. Anziché pensare ad un umanesimo che punta all’ipervalorizzazione dell’io, occorre tornare ad un umanesimo in grado di costruire il ‘noi’”. Secondo Pellai, collocare allora “la sessualità dentro questa cornice, prepararci a fare della sessualità una dimensione per fare l’amore, significa permettere ai bambini di avere una buona conoscenza delle proprie emozioni, di sapere come è fatto il loro corpo, che cosa significa costruire relazioni sane e gestire il conflitto, conoscere tutto il potenziale che questa dimensione regala alla vita delle persone”.

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