Missione e conversione pastorale; obbedienza e modelli relazionali; formazione alla sinodalità; esercizio dell’autorità; rinnovamento delle strutture. Sono i cinque punti in cui si articola il documento pubblicato ieri dalla Confederazione latinoamericana dei religiosi (Clar), intitolato “Vita religiosa, verso una vita sinodale e missionaria”, visto come contributo da inviare alla Segreteria generale del Sinodo, in risposta alla domanda su “come essere una vita religiosa sinodale in missione”. Un testo che riconosce, come premessa, sfide, fragilità, limiti: “La diminuzione delle vocazioni, l’impatto delle tecnologie emergenti e la polarizzazione nella società e nella Chiesa stessa sollevano domande sull’efficacia delle sue pratiche pastorali e formative”. Secondo la Clar, le attuali debolezze “includono difficoltà nell’ascolto, nell’adattamento e nella collaborazione con altri attori ecclesiali e sociali, strutture rigide e centralizzate che ostacolano la vita del carisma e l’impegno delle nuove generazioni, una mancanza di maturità che si riflette in attaccamenti infantili, in un eccessivo attivismo e talvolta in abusi che colpiscono la credibilità della Chiesa”. Il documento chiede di “superare modelli di vita comunitaria concepiti da relazioni asimmetriche e piramidali che impediscono rapporti più orizzontali e fraterni. Il passaggio da un modello gerarchico a uno più circolare o poliedrico richiede maturità individuale e comunitaria, riflessione critica e impegno personale. La conversione integrale è la chiave per lasciarsi alle spalle forme radicate di autorità e aprirsi a nuove relazioni e leadership che favoriscono la collaborazione e l’inclusione”. È, quindi, urgente “una profonda revisione degli stili formativi radicati nelle nostre congregazioni”. Inoltre, “occorre rivitalizzare la formazione permanente di coloro che esercitano l’autorità, offrendo loro strumenti per coordinare in modo responsabile, efficace e in sintonia con lo spirito evangelico, favorendo il discernimento comunitario per generare processi. È anche essenziale decentrare il potere ed esplorare modelli di governance più collaborativi, dove l’autorità è condivisa e la corresponsabilità è promossa”. I religiosi e le religiose dell’America Latina ritengono che, alla luce di tutto ciò, “la riforma delle strutture sia una funzione di risposta alla realtà odierna basata sul Vangelo e sui nostri carismi, con l’obiettivo di essere una Chiesa in movimento. Lo Spirito ci invita a essere sempre in cammino e con i sandali ai piedi, a non accontentarci. Dobbiamo ricordare sempre che le nostre opere e strutture sono al servizio non di noi stessi, ma della gente, dei bisognosi, degli altri”.