Oggi in Europa le persone con disabilità o che soffrono di malattie croniche vanno incontro a numerose difficoltà nell’accesso al mondo del lavoro. Tuttavia, un’alternativa è possibile ma è necessario un impegno collettivo e costante da parte delle istituzioni ma anche delle imprese e della società civile. Lo dimostra il lavoro svolto in questi anni dalla Fondazione Bullone presentato oggi presso la Sala stampa della Camera dei deputati a Roma.
Il Bullone accompagna adolescenti e giovani adulti che hanno o hanno vissuto esperienze di patologie importanti, alla riscoperta della propria identità oltre la malattia, costruendo insieme percorsi di reinserimento nella vita sociale e professionale, sviluppando competenze, facendo esperienza lavorativa e imparando sul campo. Attraverso il punto di vista e il coinvolgimento diretto dei ragazzi in progetti di editoria e comunicazione, formazione e sensibilizzazione, sviluppati in collaborazione con professionisti, aziende e altre realtà, il Bullone porta una prospettiva sulla società dove la fragilità sia un valore e non un ostacolo.
Circa 300 giovani in condizione di fragilità incontrati ogni anno negli ospedali (malattie oncologiche, disturbi alimentari, sieropositività dalla nascita, malattie genetiche…), 60 aziende coinvolte in progetti di comunicazione e inclusione lavorativa, una comunità di 200 ragazzi e ragazze che hanno la possibilità di mettersi in gioco e andare oltre la propria malattia, attraverso esperienze pratiche, formazione, incontri con professionisti, progetti con aziende. Obiettivo del Bullone è dimostrare alle aziende come l’adempimento alla norma Iso 30415 del 2021 non rappresenti un semplice onere legislativo e un modo per evitare sanzioni, bensì una vera e propria ricchezza per l’intera organizzazione.
Con questo scopo il Bullone ha dato vita quest’anno anche a una redazione corporate, composta da circa 30 ragazzi, dedicata ai progetti con le aziende e che porta avanti un percorso di orientamento, educazione al lavoro e formazione in ambito editoriale.
“I ragazzi attraverso il lavoro e la disciplina del fare distolgono lo sguardo dalle proprie sofferenze entrando in un flusso di vita reale e costruttivo facendo ‘rendere’ le proprie fragilità e ritrovando la propria identità dove la malattia è un ‘anche’ della propria esperienza e non un ‘tutto’. Non si sentono più solo dei malati, diversi, soli, bensì utili, capaci e parte attiva della società. Come Fondazione puntiamo a un mondo che, per prosperare, deve avere (e dare) un valore umano all’impatto economico”, ha dichiarato Bill Niada, fondatore e presidente della Fondazione Bullone.
“Dall’esperienza del Bullone è evidente come sia necessario un cambio di paradigma. È fondamentale introdurre una regolamentazione del lavoro delle aziende con le non profit, con linee guida chiare che creino una cultura sulla diversità e inclusione come autentica risorsa e quindi investimenti per la creazione di processi di inserimento, formazione e professionalizzazione adeguati e concreti. È necessario si lavori tutti insieme per diffondere una cultura collettiva in cui l’inclusione lavorativa di persone con disabilità o in differenti situazioni di fragilità, non sia per le aziende solo una cosa da dover fare, ma che possa essere realmente vista come risorsa. Una cultura sistemica, per cui una persona in categoria protetta non debba essere semplicemente piazzata da qualche parte, ma che possa essere realmente guardata per il suo potenziale di persona da formare, far crescere, valorizzare”, ha commentato Sofia Segre Reinach, direttrice generale del Bullone.
La Fondazione ha inoltre un giornale, Il Bullone, testata mensile che coinvolge direttamente più di 100 ragazzi ogni anno. Finora sono 84 i B.Liver che hanno ricevuto il tesserino da giornalista pubblicista.
Bullone è una comunità aperta che collabora e crea reti con altre realtà, profit e non profit, tra cui Fondazione Exodus, Rondine Cittadella della Pace, Casa di Deborah, Carcere di Opera e di San Vittore, Mestieri Lombardia.