È possibile ricominciare dopo aver attraversato situazioni di fragilità, violenza o criminalità? Sì, è possibile. E lo dimostrano le esperienze di Casa Benedetta Cambiagio onlus e del Centro Servizi Formazione cooperativa sociale, strutture che quotidianamente operano sul territorio pavese per offrire educazione, formazione, prevenzione e riparazione del disagio. Strumento essenziale di questo lavoro è la giustizia riparativa, che affonda le proprie radici in un principio educativo ben preciso: nessuno è perduto per sempre, vale sempre la pena di reinvestire sulle persone.
Sabato 18 maggio, alle ore 10, nel Salone degli Affreschi del Collegio Borromeo, a Pavia, Casa Benedetta Cambiagio Onlus e Centro Servizi e Formazione si raccontano alla città con il convegno “Fragilità e giustizia riparativa, la voglia di ricominciare”. Interverranno: Manuela Cibellis (Csf), Maria Assunta Zanetti (Casa Benedetta Cambiagio onlus) e Duilio Loi, giudice onorario del Tribunale per i minorenni di Milano, che presenterà storie di giovanissimi autori di reato che hanno saputo costruirsi una nuova vita, libera dalla criminalità.
“Il Presidio criminologico del Centro Servizi Formazione lavora sul territorio di Pavia attivando percorsi trattamentali rivolti ad autori di reato di maltrattamento e/o di reato sessuale. Si tratta di percorsi che mirano al trattamento delle condotte lesive nell’ottica della diminuzione della recidiva e dell’attivazione di un percorso di auto-responsabilizzazione – spiega Manuela Cibellis –. Il trattamento mira a rettificare il rapporto con la realtà, soprattutto a favorire il riconoscimento da parte dell’autore di reato dei comportamenti violenti agiti sulla vittima, in una prospettiva di giustizia riparativa, che pone al centro un’assunzione di responsabilità sostanziale nei confronti della persona offesa dal reato. Richiede, pertanto, un approccio integrato che comprenda il quadro giuridico (che apporta un fattore forzoso), l’aspetto della cura e quello rieducativo. L’intervento trattamentale appare determinante in una prospettiva di prevenzione della recidiva. Emerge la necessità di assumere una cultura dell’intervento che oltrepassi la contrapposizione tra volontarietà e coazione, introducendo un ‘campo’ congiunto di cura e pena in ambito detentivo e successivamente sul territorio”.
“Il tema della fragilità spesso è una condizione che caratterizza le ospiti della Casa Cambiagio le quali entrano in comunità con un carico emotivo di esperienze e vissuti traumatici, che si portano dall’infanzia ma che soprattutto in adolescenza possono rappresentare un importante fattore di rischio che le porta ad adottare comportamenti e condotte devianti per affermare la loro storia e identità personale, come bisogno di ‘essere viste’. La maggiore difficoltà che incontrano è la non linearità nel loro percorso di vita , in quanto caratterizzato da interruzioni, da esperienze e rapporti frammentati, da relazioni deludenti e quindi un progetto di vita carente o assente – aggiunge Maria Assunta Zanetti –. Tuttavia è importante aiutarle anche dentro un itinerario evolutivo ricco di ostacoli e di difficoltà ad individuare segnali positivi, frammenti di senso che permettano loro di intravvedere una (nuova) direzione di vita e una diversa visione delle cose. Devono imparare a riacquistare quella fiducia di base che caratterizza la stabilità individuale e che ha le sue radici nelle prime relazioni con figure di riferimento ‘sufficientemente buone , che permette di uscire da una pericolosa spirale che le condanna alla marginalità e all’esclusione”.