Consiglio d’Europa: Berlino, richiami a un maggiore impegno delle religioni in vista delle elezioni europee

(Berlino) Il 68% dei francesi crede che la democrazia funzioni male, e il 41% è favorevole alla definizione di un potere autoritario anche a scapito della democrazia: Jean-Christophe Peaucelle, consulente per gli affari religiosi presso il ministro degli esteri francese, aprendo il pomeriggio dei lavori della conferenza sul ruolo del dialogo interreligioso nel rafforzare le istituzioni democratiche, ha descritto alcuni tratti della crisi delle società, “del vivere insieme, dei legami”. E davanti alla crisi del legame “ci si può interrogare su quello che le religioni – che fanno riferimento al concetto del legame, della persona con Dio, ma anche delle persone tra loro – possono portare”. Serve quel dialogo interreligioso fruttuoso di cui parlava il cardinal Tauran, ha ricordato, portatore di un “triplo coraggio; quello dell’identità, dell’alterità, della sincerità”. Secondo un altro francese seduto al tavolo, il domenicano Jean-François Bour, direttore del servizio dei vescovi francesi per il dialogo con i musulmani, “il dialogo interreligioso ci invita all’umiltà perché c’è ancora molto da fare” e se “le istituzioni ci chiedono aiuto, bisogna dire loro che ogni dialogo deve essere vissuto nell’umiltà”, che il dialogo “è un processo come la democrazia, quindi bello ma laborioso e richiede perseveranza; possiamo aiutare a incoraggiare e a non rinunciare alla democrazia”. Ricca la testimonianza di Saïd Aalla, presidente della grande moschea di Strasburgo, che ha raccontato le esperienze di azioni concrete nella città francese e le attività della quarantina di gruppi interreligiosi sparsi per il territorio della capitale alsaziana. Nel suo racconto, come in quello di altri rappresentanti religiosi seduti al tavolo, richiami a un maggiore impegno delle religioni in vista delle elezioni e in particolare della necessità di “spiegare ai giovani il valore aggiunto della democrazia”. Da Aalla anche un richiamo: “il dialogo non si decreta, si vive”.

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