Israele e Hamas: appello Fcei a governo italiano e istituzioni europee, “si adoperino attivamente per una risoluzione del conflitto, che inauguri una stagione di pace”

“Chiediamo la cessazione degli attacchi militari contro obiettivi civili a Gaza e la fine dell’assedio che limita accesso ad acqua, elettricità, cibo, medicine e carburante per la popolazione palestinese, e il rilascio di tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas”. È quanto chiede la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) in un documento approvato sabato scorso, 11 maggio, dalla VI Sessione della XX Assemblea riunita a Roma, a proposito della situazione in Medio Oriente. “La storia del conflitto tra israeliani e palestinesi è così lunga e complessa da rendere impossibile distinguere tra una parte che ha tutte le ragioni e una che ha tutti i torti”, si legge nel documento. “Il criminale attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre – scrivono gli evangelici – ha colpito civili israeliani, rivelando la portata delle minacce del radicalismo islamista nei confronti dello Stato d’Israele, mirando alla sua cancellazione. La scelta di sequestrare un numero consistente di ostaggi ha innescato la reazione israeliana, tuttora in corso”. “Condanniamo sia l’attacco terroristico, sia la reazione con la quale si colpiscono intenzionalmente la popolazione e le infrastrutture civili di Gaza, provocando un numero elevato di morti, feriti e rifugiati; ciò fa pensare che l’eliminazione dei palestinesi sia un reale obiettivo del governo israeliano”.
L’invito della Federazione è di scegliere “anche in questa situazione drammatica”, “la strada del dialogo e della riflessione, nella speranza che possano prevalere le ragioni della pace e della giustizia, anche quando essa sembra irrealizzabile. È proprio la nostra fede in Cristo che ci chiama a sperare contro speranza”. Da qui un appello: “Chiediamo al governo italiano e alle istituzioni democratiche europee e internazionali di adoperarsi attivamente per una risoluzione del conflitto, che inauguri una stagione di pace, giustizia e prosperità per tutte le donne e gli uomini della regione. Esortiamo le chiese della Federazione a pregare incessantemente, a sperare nella prospettiva della pace, rifiutando la logica oscura della radicalizzazione e degli schieramenti contrapposti, ad agire come costruttrici di pace, continuando a sostenere progetti umanitari, sociali e sanitari nell’area e ad accogliere i rifugiati attraverso l’attivazione di di corridoi umanitari. Rinnoviamo il nostro impegno all’interno delle organizzazioni ecumeniche nazionali e internazionali, promuovendo iniziative di dialogo e una cultura libera dall’antisemitismo e dall’islamofobia”.

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