“Ogni battezzato, a partire dai propri doni, deve accogliere l’appello a vivere come un discepolo missionario. Non esiste possibilità di delegare ad altri ciò che invece è compito di ciascuno. Tutti siamo chiamati a coniugare l’urgenza di una carità che ci sollecita e la pazienza di una fraternità che lentamente si va tessendo, in un clima di dialogo, anzi di servizio”. Lo ha affermato ieri il vescovo di Como, card. Oscar Cantoni, nella celebrazione eucaristica di chiusura della visita pastorale al vicariato di Sondrio.
“Penso che la visita pastorale, che poteva apparire a prima vista un’inutile e dispersivo impegno, possa essere stata interpretata come una felice opportunità per toccare con mano come il Signore sia continuamente all’opera nella sua Chiesa e quanto oggi egli ci utilizzi come suoi fedeli strumenti, per fare della Chiesa una grande e unica famiglia, dove tutti si sentono figli dello stesso Padre e fratelli e sorelle tra noi”, ha sottolineato il porporato, sottolineando che “ho potuto constatare come vi sentiate pienamente inseriti nel cammino della nostra Chiesa di Como, che vive in questo tempo, in questa terra, all’interno della non facile situazione storica, con le tante sfide che dobbiamo saper intravvedere e affrontare”. “Avete compreso che le indicazioni del nostro recente Sinodo possono diventare sempre più le linee guida fondamentali del nostro essere insieme discepoli di Cristo, tutti responsabilmente chiamati, con il Battesimo, ad annunciare le grandi opere di Dio a servizio dell’umanità”, ha proseguito il card. Cantoni che, nella solennità dell’Ascensione, ha ricordato come “il compito” di ciascuno è “quello di vivere coscientemente la nostra vita ordinaria da ardenti discepoli di Cristo, ossia da veri cristiani, in un ambiente che non lo è più”. “Vivere la nostra vita come missionari – ha spiegato – significa presentarsi benevoli e lieti verso tutti, così da testimoniare una vita profondamente umana, di fronte a tanti episodi di violenza, di solitudine, infine di disumanità. Come discepoli missionari siamo tutti chiamati a una vicinanza sincera e discreta verso tutti, mediante una compassione che non ferisce, ma accoglie e soccorre tante persone, sole e spesso depresse”. Inoltre, “la qualità della nostra testimonianza di vita comunitaria, offerta con un certo stile di accoglienza nei confronti di altre persone, lontane dalla fede, e insieme la bellezza dei nostri rapporti interpersonali, può suscitare ancora un significativo fascino, tanto da domandarsi se non valga la pena di vivere da cristiani”. “Molte persone, che vivono pienamente integrati nella cultura secolarizzata del nostro tempo, possono ancora venire toccate dalla verità e dalla forza del Vangelo da noi vissuto dentro le nostre comunità ecclesiali”, la convinzione del porporato.