Comunicazioni sociali: card. Betori (Firenze), “ciascuno di noi si senta responsabilizzato a far crescere l’umano attorno a sé”

“Ciascuno di noi si senta responsabilizzato a far crescere l’umano attorno a sé, servendo i fratelli e le sorelle nella libertà e nella sapienza”. Con queste parole l’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, ha concluso l’omelia pronunciata ieri nella cattedrale di Santa Maria del Fiore durante la celebrazione eucaristica per l’Ascensione del Signore, domenica nella quale si è celebrata la 58ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali.
Prima di proporre alcuni brani del Messaggio di Papa Francesco per l’occasione e intitolato “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”, il porporato ha commentato il Vangelo soffermandosi sulla solennità: “Celebrare il mistero dell’Ascensione significa interrogarci su come dobbiamo rapportarci a Gesù, il risorto, nell’orizzonte delle nostre responsabilità sulla terra. Vengono così ricacciate indietro due tentazioni da cui la fede cristiana deve guardarsi, provenienti l’una dal suo interno e l’altra dall’esterno”. “La prima prende – ha spiegato – le fattezze di una forma debole di cristianesimo che, per affermare la propria estraneità alla logica del mondo, se ne tira fuori, pensando la fede come distacco non solo dalle logiche ma anche dalla condizione del mondo”. La seconda tentazione, ha proseguito il card. Betori, “proviene dall’esterno della comunità cristiana, nascendo da tendenze di pensiero e ambiti di potere che vorrebbero esiliare la fede dalla scena pubblica, per ridurla a fenomeno marginale da consumare nel segreto delle coscienze, a cui vietare ogni rilevanza sociale e storica, concedendole al più spazi residuali di azione sociale e di supplenza delle istituzioni”. “Dovremo essere testimoni di Gesù – ha esortato l’arcivescovo – con il coraggio di proclamare la verità del vangelo su Dio e sull’uomo, con la perseveranza di porre nel mondo gesti di vita e di speranza per tutti mediante la carità. La fede cristiana non può rinunciare alla sua pertinenza al mondo e, al tempo stesso, intende essere protagonista della storia. Questo in forza della luce che il mistero della Pasqua di Cristo getta sull’umanità e sulle sue vicende”.

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