“Vegliare, scrivere, conoscere”: sono i tre verbi da cui stasera è partito il card. Giuseppe Betori, amministratore apostolico della diocesi di Firenze, nell’omelia della messa celebrata nella arrocchia di Santa Maria per la festa di San Zanobi, patrono di Scandicci.
“Questi verbi non sono un’idea astratta e lontana, un’immagine idealizzata di pastore – ha osservato -. Oggi, noi celebriamo san Zanobi, un vescovo che questi verbi li ha vissuti. È il vescovo patrono della vostra città e, assieme a sant’Antonino, è il patrono della nostra diocesi. San Zanobi è stato pastore sollecito del gregge in un momento storico delicatissimo. Allora, era un po’ com’è per il nostro tempo: ‘Non un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca’, per usare un’espressione cara a Papa Francesco. Nel momento in cui l’Impero Romano stava terminando la propria storia, Zanobi è l’esempio di una Chiesa che si fa carico della comunità, di tutta la comunità. Zanobi è l’esempio di uomo di Chiesa che si fa prossimo a tutti: ai credenti e ai non credenti”. Zanobi realizza così, ha aggiunti il porporato, “anche le altre parole di Gesù che compaiono nel Vangelo di oggi: ‘E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare’ (Gv 10,16). Zanobi ha raccolto, ha avuto cura, ha custodito un gregge variegato e plurale. E noi, a distanza di così tanto tempo, lo vogliamo ricordare e celebrare. Ricordarlo e celebrarlo significa anzitutto assumere anche noi gli atteggiamenti che la parola di Dio ci ha suggerito: vegliare, cioè farci carico gli uni degli altri; scrivere, cioè esprimere nella propria vita una testimonianza leggibile del Vangelo; conoscere, cioè costruire una comunità che si alimenta dall’amore reciproco”.
Il card. Betori ha poi ricordato: “Oggi, in questa messa solenne, siamo radunati non solo per la festa di san Zanobi, ma anche per la dedicazione dell’altare di questa chiesa di Santa Maria. Questo altare da tempo è utilizzato come mensa della celebrazione eucaristica, ma oggi porta, per così dire, a perfezione la propria natura, di segno della presenza di Cristo, con l’unzione crismale e con l’inserimento delle reliquie dei martiri. Compito del vescovo è governare, è esortare e predicare, ma è anche santificare. È provvidenziale che nel giorno di san Zanobi io sia stato chiamato a dedicare l’altare di questa chiesa, perché su ogni altare si celebra la salvezza di Gesù, quella salvezza che passa attraverso il dono del suo corpo e del suo sangue; dono che è la dimostrazione più grande della prossimità e della vicinanza del Buon Pastore. Qui – su questo altare, come su ogni altare – si celebra il mistero del dono d’amore di Gesù, perché ‘il buon pastore dà la propria vita per le pecore’ (Gv 10,11)”. Da qui, ha concluso, “si diffondono doni per la salvezza del popolo di Dio. Alimentarsi assiduamente al dono di grazia che proviene da questo altare, dall’Eucaristia che su di esso viene celebrata è dovere di ogni cristiano”.