È “contrario alla dignità umana il fatto che in alcuni luoghi non poche persone vengano incarcerate, torturate e perfino private del bene della vita unicamente per il proprio orientamento sessuale”. È quanto si legge nella Dichiarazione “Dignitas infinita”, del Dicastero per la Dottrina della Fede, in cui si evidenziano nello stesso tempo – sulla scorta del magistero di Papa Francesco – le “decise criticità presenti nella teoria del gender”. “I tentativi compiuti negli ultimi decenni di introdurre nuovi diritti, non pienamente consistenti rispetto a quelli originalmente definiti e non sempre accettabili, hanno dato adito a colonizzazioni ideologiche, tra le quali ha un ruolo centrale la teoria del gender, che è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali”, si legge nel testo a proposito della teoria del gender, “sulla cui consistenza scientifica molte sono le discussioni nella comunità degli esperti”. “La vita umana, in tutte le sue componenti, fisiche e spirituali, è un dono di Dio, che va accolto con gratitudine e posto a servizio del bene”, riafferma il dicastero guidato dal card. Fernandez: “Voler disporre di sé, così come prescrive la teoria del gender, indipendentemente da questa verità basilare della vita umana come dono, non significa altro che cedere all’antichissima tentazione dell’essere umano che si fa Dio ed entrare in concorrenza con il vero Dio dell’amore rivelatoci dal Vangelo”. La teoria del gender, inoltre, “vuole negare la più grande possibile tra le differenze esistenti tra gli esseri viventi: quella sessuale”, che “raggiunge, nella coppia uomo-donna, la più ammirevole delle reciprocità ed è così la fonte di quel miracolo che mai smette di sorprenderci che è l’arrivo di nuovi esseri al mondo”. “Il rispetto del proprio corpo e di quello degli altri è essenziale davanti al proliferare ed alle pretese di nuovi diritti avanzate dalla teoria del gender”, si ribadisce nel testo: l’ideologia del gender, invece, “prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia”. Per il Dicastero sono, dunque, da respingere “tutti quei tentativi che oscurano il riferimento all’ineliminabile differenza sessuale fra uomo e donna: ogni persona umana, soltanto quando può riconoscere ed accettare questa differenza nella reciprocità, diventa capace di scoprire pienamente se stessa, la propria dignità e la propria identità”.