“Ad oggi le comunità umane organizzate hanno stabilito che chi nasce è figlio della donna che l’ha partorito, e che in caso di abbandono si proceda ad un’assegnazione pubblicistica (non privatistica) del bambino ad una coppia che abbia i requisiti di genitorialità stabiliti da una procedura legale che abbia analiticamente vagliato l’idoneità della coppia a vivere con un bambino, formarlo, aiutarlo a crescere. È esattamente questa la tutela che l’ordinamento appresta al diritto inviolabile del bambino” ma “tutto questo salta drammaticamente nella surrogazione di maternità perché ad una procedura pubblica di verifica della idoneità genitoriale si sostituisce una convenzione privata che può essere riempita a piacimento dei committenti”. Lo ha detto questa mattina Alberto Gambino, prorettore Università europea di Roma e membro Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa (Ecri), nel discorso di apertura della seconda e ultima giornata all’International Conference for the Universal Abolition of Surrogacy in corso a Roma presso l’Università Lumsa. Per il giurista “muore così il diritto inviolabile del soggetto nato”.
Gli atti di volontà – prosegue Gambino, ” non consentono di determinare i diritti degli altri, si tornerebbe agli anni più bui dell’umanità. Gli atti di volontà sono espressione di bisogni, anche i più meritori, ma non potranno mai sostituirsi o interferire sull’inviolabilità dello status. Se una norma avesse questa pretesa allora morirebbe l’orizzonte lapiriano della legge che si inchina davanti ai diritti inviolabili, e con questo morirebbe il contenuto umano del diritto”. “Anche per questo motivo – conclude il giurista – occorre adoperarsi per abolire universalmente le leggi che distorcono la dimensione umana di ciascuna persona, specie di quelle più deboli e indifese”.