“La Conferenza internazionale per l’abolizione universale della maternità surrogata che si tiene oggi e domani presso l’Università Lumsa di Roma, rappresenta una preziosa occasione di confronto tra esperti dei cinque continenti ed esponenti di spicco delle Nazioni unite, con estrazioni culturali, religiose e politiche differenti. Una due giorni di dibattito per sensibilizzare l’opinione pubblica e chi ha responsabilità di governo sugli effetti nocivi della surrogazione di maternità e insieme descrivere gli strumenti giuridici a disposizione degli Stati per scoraggiarne il ricorso”. Lo ha detto Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari, intervenuto alla Conferenza internazionale per l’abolizione universale della maternità surrogata che si tiene oggi e domani a Roma, presso l’Università Lumsa. E’ impossibile, ha sottolineato, “accogliere una qualsivoglia dimensione etica della maternità surrogata in quanto consiste in un processo di contrattualizzazione, di globalizzazione, della riproduzione e di segmentazione della procreazione: il bambino diventa un oggetto che può essere scomposto nelle sue parti in qualunque luogo del pianeta e poi assemblato nel corpo di una donna. In questo dinamismo sia la spedizione degli embrioni in giro per il mondo che l’uso dell’utero della donna, sono già da soli elementi eticamente inammissibili”. Ma la maternità surrogata, inoltre, “pecca pesantemente di una visione esclusivamente adultocentrica: i desideri e le aspirazioni dei cosiddetti genitori intenzionali vengono posti in primo piano ipotizzando che anche il bambino ne tragga beneficio. In realtà non esiste alcun diritto al figlio e tale pratica non tiene in alcun conto dei diritti lesi del figlio oggetto della transazione, anzi permette anche manipolazioni prenatali per rendere il ‘prodotto’ del concepimento rispondente al desiderio dei committenti. Bambini di serie B che perdono ogni diritto prima ancora di nascere”. E ancora, ha proseguito Bordignon, “il nascituro viene privato anche della relazione fondativa con i propri genitori biologici”. Né è accettabile il modello “altruistico o oblativo” in quanto “la relazione ontologica tra madre e figlio ha una valenza incommensurabile per i soggetti coinvolti che non può essere considerata come un prodotto di scambio”.