La legge, per ora approvata in Italia alla Camera, che istituisce il “reato universale” di maternità surrogata, “è un esempio del non consenso su questa pratica e può essere un buon esempio da esportare all’estero per creare un non consenso universale”. Lo ha detto Vincenzo Bassi, presidente Federazione associazioni familiari cattoliche in Europa (Fafce), intervenendo questa mattina alla conferenza stampa di presentazione dell’International Conference for the Universal Abolition of Surrogacy che si tiene oggi e domani a Roma presso l’Università Lumsa, per affermare l’illeceità della pratica della gestazione per altri (Gpa), una nuova forma di schiavitù che deve essere proibita a livello universale. L’evento trae spunto dalla Casablanca Declaration, “documento firmato il 3 marzo 2023 da 100 esperti di diverse discipline scientifiche di 75 nazionalità diverse”, ha spiegato Bernard Garcia Larrain, coordinatore della Dichiarazione. Il documento, ha sintetizzato, “promuove la messa al bando della maternità surrogata e l’adozione di misure a livello globale per vietare qualsiasi valore legale a contratti che impegnino una donna a portare avanti una gravidanza per far nascere un bambino, e per sanzionare quanti hanno parte in causa in queste situazioni”. Il nostro obiettivo, ha aggiunto, è “l’adozione di un trattato internazionale per l’abolizione universale della maternità surrogata”. La location prescelta è Roma “proprio perché l’Italia è l’unico Paese al mondo che ha approvato (per ora solo alla Camera) la legge contro la maternità surrogata. Olivia Maurel (Francia), giovane donna nata da maternità surrogata e portavoce della Casablanca Declaration, che ieri ha incontrato il Papa, ha raccontato brevemente la propria storia definendo la maternità surrogata “una vera e propria schiavitù, una disgustosa forma di sfruttamento di donne povere”.