“Le tre fedeltà sono il cardine dell’azione delle Acli. Lo erano quando l’Associazione è nata, 79 anni fa, e lo sono ancora oggi. La fedeltà alla Chiesa, alla democrazia e al mondo del lavoro. Su ciascuna di queste tre declinazioni si potrebbe argomentare, ma di certo vien da chiedersi se il lavoro a cui si faceva riferimento nel dopoguerra sia lo stesso di oggi. In particolare, se la dignità del lavoro sia uguale, se chi lavora sia ancora posto nelle condizioni di costruire una famiglia e conciliare i tempi di vita con i tempi del lavoro e, naturalmente, se le mansioni svolte siano effettuate in sicurezza e rispetto per la vita”. Con queste parole il presidente delle Acli di Vicenza aps, Carlo Cavedon, riflette sul lavoro oggi, proprio mentre ci si appresta a celebrare il 1° maggio.
“Viene da chiedersi se sia demagogico celebrare la Festa dei lavoratori – prosegue il presidente Cavedon – se pensiamo soltanto alle ultime tragiche morti nella centrale elettrica sull’Appennino bolognese. Un evento drammatico, che ha spezzato più vite, anche molto giovani, ed ha interrotto il percorso di esistenza di più famiglie. Questo non può che essere un lavoro ingiusto, in cui l’ottica della produttività è subordinata alla sicurezza, quindi il prodotto viene prima dell’uomo che concorre a realizzarlo”.
Nonostante tutto ciò le Acli di Vicenza aps ritengono si debba ancora parlare del 1° maggio, ancora accendere la luce sul lavoro. “Celebrare il 1° maggio è doveroso per i lavoratori, perché sono loro l’essenza del lavoro. Non dobbiamo mai dimenticare, però, che i lavoratori sono prima di tutto persone – sottolinea il presidente Cavedon – e questo deve riaccendere la luce su un altro importante tema, l’accesso al mondo del lavoro. Garantire un’occupazione dignitosa e giustamente remunerata è doveroso per un Paese civile, che vuole crescere e crede nei suoi cittadini”.
Ci sarà un 1° maggio anche nel futuro, ma le Acli di Vicenza aps auspicano possa essere dominato da diversi ragionamenti. “Papa Giovanni Paolo II ci ha consegnato la quarta fedeltà: la fedeltà al futuro. E noi l’abbiamo compresa, accolta e custodita – conclude il presidente Cavedon – ma, soprattutto, cerchiamo di declinarla ogni giorno, nelle attività che le Acli svolgono nel territorio. E vogliamo credere che il 1° maggio del futuro sia per i lavoratori e ponga davvero al centro dell’economia la persona. Finché ciò non accadrà sarà difficile credere che si stia davvero operando per un lavoro più dignitoso e giusto”.