“L’Ac desidera vivere e contribuire a un Paese che sia davvero a braccia aperte”: lo scrive la Presidenza nazionale uscente dell’Azione Cattolica, nel messaggio alla Chiesa e al Paese letto a conclusione della XVIII Assemblea elettiva. “Vogliamo impegnarci a custodire la democrazia nella bellezza di un confronto paziente e a promuovere la partecipazione in ogni sua forma – continua il messaggio –. Un Paese ‘a braccia aperte’ non può ignorare la necessità di riscoprirsi accogliente e capace di integrazione; pertanto, crediamo che sia indispensabile continuare a lavorare perché l’Europa, memore delle sue radici ebraico-cristiane, apra le sue braccia”. Nel messaggio un’ulteriore sottolineatura: “Siamo consapevoli che una buona vita democratica è il primo e fondamentale passo per costruire la pace giusta e duratura”. L’Ac, però, desidera anche “camminare in una Chiesa a braccia aperte. Sentiamo una profonda gratitudine verso questo appassionato tempo di rinnovamento: il Sinodo costituisce una postura generativa, attraverso la quale il cambiamento si sogna insieme, si costruisce con lo Spirito Santo e si vive nella comunione”. In conclusione “desideriamo riprendere il largo con fede e coraggio a servizio del Paese e della Chiesa, prendendoci cura degli ultimi e di chi si sente in difficoltà e in una qualsiasi forma di povertà. D’altro canto, le braccia aperte sono la premessa delle mani impegnate e sporche; infatti ‘non serve a nulla avere le mani pulite se si tengono in tasca’!”.