“Gli ultimi incidenti sul lavoro, come quello nel cantiere edile di Firenze e nella centrale idroelettrica di Suviana, non devono solo scoraggiarci ma anzi, farci prendere ancora più consapevolezza che possiamo vincere la sfida contro infortuni e malattie professionali solo facendo squadra con tutti i soggetti coinvolti ad ogni titolo”. Così Paolo Ricotti, presidente del Patronato Acli, in una nota in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro che si celebrerà domenica 28 aprile. “Il sistema sanzionatorio – ammonisce – non è sufficiente a contenere questo fenomeno, soprattutto se i controlli continuano ad essere così pochi; occorre di più perché la questione, come ripetiamo oramai da anni, è culturale: sono necessari momenti informativi e formativi che coinvolgano i lavoratori in maniera costante nel tempo, in quanto non potranno mai essere sufficienti una o poche iniziative formative previste per legge”. “Ogni volta che ci si avvicina alla Giornata mondiale – osserva Ricotti – aumentano i commenti rispetto al tema della salute e sicurezza, come anche ogni volta che registriamo una morte sul lavoro, ma poi sembrerebbe quasi impossibile riuscire a realizzare una prevenzione efficace nel nostro paese. Ma davvero è così?”. “I dati diffusi da Inail lo scorso febbraio in un dossier che prende in esame l’ultimo quinquennio, sono chiari: dal 2018 al 2022 le denunce con esito mortale in ambito lavorativo sono sempre sopra i 1.000 accadimenti, con un picco di 1.503 nel 2020”, prosegue, sottolineando che “anche i primi dati disponibili del 2023 riportano 1041 casi, mentre quelli relativi ai primi due mesi del 2024 sono 100, ovvero 5 in più rispetto allo stesso periodo del 2023. Nello stesso quinquennio, il numero delle denunce di infortunio oscillano in una forbice tra i 640.000 ed i 705.000. In calo, invece, i dati del 2023, che registrano 585.356 denunce. I settori maggiormente colpiti rimangono sempre gli stessi: costruzioni, trasporto e magazzinaggio, sanità, commercio all’ingrosso e al dettaglio, come anche riparazione di autoveicoli e motocicli. Inversione di tendenza nei primi 2 mesi 2024, con un aumento del 7,2%”. “Per quanto riguarda invece le malattie professionali – aggiunge Ricotti – il trend registrato nel quinquennio denota un incremento con il dato più alto registrato proprio nel 2022 con 60.744 denunce. Il 2023, nonostante i dati siano ancora provvisori, conferma in modo marcato la tendenza, con 72.754 denunce. Probabilmente ciò deriva anche dal fatto che una maggiore consapevolezza diffusa tra i lavoratori stia consentendo l’emersione del fenomeno. I primi due mesi del 2024 registrano un ulteriore incremento del 35,6%”.
Il presidente del Patronato Acli domanda: “Non sarà forse sbagliato l’approccio con cui il nostro Paese affronta le questioni della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro? Non si potrebbe utilizzare in maniera strutturale parte di queste risorse?”. “Se infatti è doloroso constatare che si muoia ancora oggi di lavoro e siano così alti i numeri degli infortuni e delle malattie professionali, è sconcertante rilevare che vi siano tante risorse dedicate e provenienti dalle aziende che non vengono utilizzate”, denuncia, chiedendo: “Davvero si può pensare che sia possibile contenere tali fenomeni con provvedimenti tampone dettati dal momento emergenziale, come quello di Firenze, e non dall’individuazione di strategie strutturali?”. Per Ricotti, “occorre un cambio radicale, bisogna investire in cultura della sicurezza, a partire dalle scuole e non solo sui posti di lavoro: dopo la stagione in cui abbiamo portato internet e inglese nelle scuole, non è forse ora di portarvi la cultura della sicurezza e della prevenzione?”.