L’ultima risoluzione, sebbene non vincolante, adottata dalla nona legislatura del Parlamento europeo è una valutazione della situazione della democrazia in Ungheria. Il testo è stato approvato a larghissima maggioranza nella serata di mercoledì 24 aprile, durante la Plenaria in corso a Strasburgo. Con 399 voti favorevoli, 117 contrari e 28 astenuti l’Europa ha denunciato “gravi carenze relative al sistema giudiziario, alla lotta alla corruzione e ai conflitti di interesse, alla libertà dei media, ai diritti fondamentali, al sistema costituzionale ed elettorale, al funzionamento della società civile, alla tutela degli interessi finanziari dell’Ue e al rispetto dei principi del mercato unico”. Sotto la lente del Parlamento, che aveva iniziato l’esame della risoluzione già nella Plenaria del 10 aprile a Bruxelles, è finita innanzitutto la legge sulla protezione della sovranità nazionale e l’istituzione dell’Ufficio per la protezione della sovranità (Spo). Questo Ufficio ha “poteri estesi e un rigoroso sistema di sorveglianza e sanzioni, che viola fondamentalmente gli standard di democrazia e molteplici leggi dell’Ue”, è la posizione del Parlamento. I deputati hanno sollecitato la Commissione a chiedere alla Corte di giustizia dell’Ue “misure provvisorie per sospendere immediatamente la legge, in quanto questa incide sul principio di elezioni libere ed eque”. Sempre il Parlamento ha stigmatizzato la scelta della Commissione di sbloccare oltre 10 miliardi di euro di fondi congelati che dovrebbero sostenere il miglioramento dell’indipendenza della magistratura in Ungheria. Alla luce delle rivelazioni dell’ex ministro della giustizia ungherese, trapelate nelle scorse settimane e che farebbero pensare a episodi di corruzione che coinvolgono persone vicine al presidente Viktor Orban, e considerando il fatto che altri fondi europei sono bloccati proprio per violazioni dell’indipendenza della magistratura, il Parlamento ha presentato ricorso alla Corte di Giustizia contro la decisione della Commissione. I deputati hanno ribadito la necessità di determinare se l’Ungheria abbia commesso “violazioni gravi e persistenti dei valori dell’UeP”, hanno espresso il timore che “il governo ungherese non sarà in grado di adempiere in modo credibile ai suoi doveri in seno alla presidenza del Consiglio nella seconda metà del 2024 e sono tornati a chiedere l’adozione di un “meccanismo globale per proteggere i valori dell’Ue”.
Nel pomeriggio, a margine dei lavori della Plenaria, il tema del rispetto dei diritti fondamentali in Ungheria è stato al centro di un confronto a distanza fra Enikő Győri, parlamentare di Fidesz (il partito del presidente Orban), e il padre di Ilaria Salis, Roberto. Győri, ex ambasciatrice a Roma, ha fatto la sua comunicazione in italiano, ha dichiarato che i reati di cui Salis è accusata giustificano, secondo la legge ungherese, le modalità di carcerazione a cui è sottoposta. Sempre Győri ha criticato la candidatura di Salis alle europee di giugno e ha affermato che, in caso di vittoria, “non sarebbe la prima criminale a sedere nel Parlamento europeo”. Roberto Salis, a Strasburgo per presentare un documento sul tema dei diritti umani, ha controbattuto che, per quanto lo riguarda, “lui sta difendendo la propria figlia, che è imputata e non condannata, eppure è sottoposta a un sistema di carcere duro. Ilaria – ha ribadito Salis – non vuole l’immunità, ma un giusto processo e il rispetto della dignità personale”.