Il 25 aprile verrà inaugurato a Triuggio, in Brianza, “Largo don Riboldi”: la cittadina, dove il vescovo è nato, ricorderà il primo sacerdote impegnato sul fronte della lotta alle mafie, alla testa di migliaia di giovani.
Era il 17 dicembre 1982, in diecimila contro la camorra ad Ottaviano, in provincia di Napoli, “regno” del boss Cutolo. Mons. Riboldi così si rivolse agli studenti: “Questo giorno deve essere il nostro 25 aprile, perché stiamo combattendo una guerra di liberazione, così come nel 1945. La nostra è una battaglia senza armi o violenze, perché crediamo nell’uomo e nella pace”.
Alla manifestazione, che si terrà alle 9.50, in via Sant’Ambrogio, davanti alla casa natale di mons. Riboldi, prenderanno parte don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele di Torino e Libera, che ha raccolto il testimone nella lotta alla criminalità organizzata. Don Vito Nardin, che con don Riboldi condivise la dura esperienza nel Belice terremotato, Valerio D’Ippolito, referente di Libera per Monza-Brianza, don Damiano Selle, parroco della comunità Sacro Cuore, e il giornalista del Mattino di Napoli, Pietro Perone, autore del libro “Don Riboldi, il coraggio tradito”, edizioni San Paolo. “Quando il 23 maggio dello scorso anno – dice Perone – abbiamo presentato il libro a Triuggio, con il sindaco, Pietro Giovanni Maria Cicardi, ci lasciammo con l’impegno di rivederci a distanza di qualche mese per l’intitolazione di una strada al vescovo che insegnò a più generazioni di giovani ad avere coraggio, profeta, eroe civile e antesignano della ‘Chiesa in uscita’ di Papa Francesco. Il contraltare degli esempi negativi che sovente si propongono ai giovani attraverso fiction e brani musicali. È inoltre particolarmente significativa la decisione del Comune di Triuggio, oggi che le mafie sono un’emergenza anche al Nord, dove i clan investono ingenti somme di danaro, frutto dei traffici illeciti”.
Ordinato vescovo tra le baracche di Santa Ninfa, mons. Riboldi nacque nato a Tregasio (frazione di Triuggio) il 16 gennaio 1923: da parroco affrontò il dramma del sisma nella valle del Belice e lottò per una ricostruzione soltanto promessa, primo prete a “marciare” fino a Roma insieme con i bimbi con i quali si recò da Aldo Moro, che era presidente del Consiglio, Giovanni Leone al Quirinale e da Papa Paolo VI. Nominato vescovo, fu inviato ad Acerra, in provincia di Napoli, città in cui don Riboldi ha lottato per tutta la vita affinché ci fosse un futuro diverso: dalla battaglia contro la camorra, a quella per il diritto alla casa e lo sviluppo economico. Interlocutore delle istituzioni e della politica, il sacerdote cercò di invertire il corso della storia.