“Le sfide odierne, e soprattutto i rischi che, come nubi oscure, si addensano su di noi minacciando il nostro futuro, sono anch’essi diventati globali”. È l’analisi del Papa, nel discorso rivolto agli alunni e agli insegnanti della rete nazionale delle “Scuole per la pace”, ricevute in udienza in Aula Paolo VI. “Ci riguardano tutti, interrogano l’intera comunità umana, richiedono il coraggio e la creatività di un sogno collettivo che animi un impegno costante, per affrontare insieme le crisi ambientali, economiche, politiche e sociali che il nostro pianeta sta attraversando”, ha proseguito Francesco: “Si tratta di un sogno che richiede di essere svegli e non addormentati! Sì, perché lo si porta avanti lavorando, non dormendo; camminando per le strade, non sdraiati sul divano; usando bene i mezzi informatici, non perdendo tempo sui social; e poi questo tipo di sogno si realizza pregando, cioè insieme con Dio, non con le nostre sole forze”. “Tutti siamo interpellati dalla costruzione di un avvenire migliore e, soprattutto, che dobbiamo costruirlo insieme!”, l’appello del Papa: “Non possiamo solo delegare le preoccupazioni per il mondo che verrà e per la risoluzione dei suoi problemi alle istituzioni deputate e a coloro che hanno particolari responsabilità sociali e politiche. È vero che queste sfide richiedono competenze specifiche, ma è altrettanto vero che esse ci riguardano da vicino, toccano la vita di tutti e chiedono a ciascuno di noi partecipazione attiva e impegno personale”. “In un mondo globalizzato, dove siamo tutti interdipendenti, non è possibile procedere come singoli individui che si prendono cura soltanto del proprio orto”, il monito: “Occorre invece mettersi in rete e fare rete, entrare in connessione, lavorare in sinergia e in armonia. Questo significa passare dall’io al noi: non ‘io lavoro per il mio bene’, ma ‘noi lavoriamo per il bene comune, per il bene di tutti’”.