Secondo i dati dell’Hbsc (Health Behaviour in School-aged Children, Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare), studio multicentrico internazionale svolto in collaborazione con l’Ufficio regionale per l’Europa dell’Oms, a livello nazionale, i minori che fanno uso problematico dei social media sono il 14,1% dei maschi e il 15,6% delle femmine tra gli undicenni, l’11,3% dei maschi e il 20,5% delle femmine tra i tredicenni e l’8,8% dei maschi e il 18,5% delle femmine tra i quindicenni. La maggior parte usa i social per scappare da sentimenti negativi, e non riesce a controllare il tempo che trascorre sui social. Il 44% di chi risponde è iscritto a più di tre social. Per l’Ordine degli psicologi della Toscana è importante non lasciare soli i ragazzi e supportare gli adulti, docenti e i genitori in questo sforzo.
“Questi dati – commenta la presidente dell’Ordine Maria Antonietta Gulino – dimostrano che i giovani hanno sempre più necessità di un supporto psicologico e che gli insegnanti e gli adulti che si rapportano con loro hanno bisogno di avere una figura competente a cui rivolgersi per avere informazioni e strategie su come comportarsi nei loro confronti: la scuola è il luogo più adatto dove intercettare bisogni e domande, per questo lo psicologo scolastico è la figura che non deve mancare negli istituti di ogni ordine e grado”. “L’adolescenza – spiega Gulino – è un’importante fase evolutiva in cui i giovani devono dedicarsi alla scoperta di se stessi e del mondo che li circonda: dobbiamo aiutarli a costruire rapporti funzionali e conoscere le proprie risorse adattive, abilità e limiti e dobbiamo sostenere genitori e insegnanti a instaurare con loro un dialogo costruttivo per una sana crescita. Tra i rischi c’è quello che possano rifugiarsi nei social e farne un uso smodato. E la dipendenza dai social può determinare un aumento degli stati di depressione e isolamento, aggravando le problematiche”.