In Toscana il 45% degli adolescenti e il 72% delle adolescenti soffre di almeno due sintomi di malessere a settimana. Più della metà dei ragazzi e delle ragazze (il 56%) si sente molto o abbastanza stressato dagli impegni legati alla scuola. Sono i dati emersi dalla rilevazione Hbsc del 2022 (Health Behaviour in School-aged Children, Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare), studio multicentrico internazionale svolto in collaborazione con l’Ufficio regionale per l’Europa dell’Oms, e riportati dalla professoressa Ersilia Menesini dell’Università di Firenze nel suo intervento “Nuove sofferenze degli adolescenti tra fattori di stress e solitudine” all’evento “Gli anni dell’ansia”, tenutosi lo scorso 5 aprile al Florence learning Center a Firenze. E’ quanto si legge in un comunicato appena diffuso dall’Ordine degli psicologi della Toscana. Altri dati allarmanti provengono dalle ricerche sul Nssi (Non Suicidal Self-lnjury, l’autolesionismo non suicidario) che evidenziano un aumento di autolesionismo tra le ragazze e i ragazzi anche in relazione alle difficoltà emotive post- pandemia. Su scala nazionale, i dati che provengono dal monitoraggio annuale su Bullismo e Cyberbullismo della Piattaforma Elisa, di cui Menesini è referente scientifico, dicono che gli episodi di violenza tra pari sono un fenomeno che coinvolge un numero considerevole di studenti e studentesse, soprattutto nelle modalità faccia a faccia: il 25% ha infatti riportato di essere stato vittima di bullismo almeno una volta, mentre circa il 18% ha dichiarato di aver preso parte attivamente a episodi di bullismo. Per quanto riguarda le forme cyber, circa l’8% dei partecipanti ha dichiarato di aver subito episodi di cyberbullismo mentre il 7% di aver preso parte attivamente a episodi di cyberbullismo. Dal confronto tra i dati 2021, 2022 e 2023 emerge un trend in leggero aumento degli episodi di vittimizzazione, soprattutto nelle sue forme più frequenti e sistematiche.
“I dati del monitoraggio – spiega Menesini – continuano ad evidenziare un divario tra ciò che viene vissuto dagli studenti e dalle studentesse e ciò che viene percepito dai docenti. Nelle scuole secondarie di secondo grado, infatti, i docenti stimano che sia coinvolto nei fenomeni circa il 6% degli studenti e delle studentesse, un dato lontano da quello riportato dai ragazzi e dalle ragazze. Sembra, quindi, che solo gli episodi più gravi e sistematici arrivino all’attenzione dei docenti, mentre quelli meno gravi, ma non per questo senza conseguenze, rimangano sommersi.”