“Da figlio di questa diocesi, diventerà padre: questo cambia molto nel suo rapporto nei nostri confronti”. Così il card. Giuseppe Betori, da oggi amministratore apostolico di Firenze, ha commentato la nomina di don Gherardo Gambelli quale suo successore come arcivescovo della Chiesa fiorentina.
“Sono molto contento di questa scelta del Papa che nomina un vescovo fiorentino, 87° vescovo fiorentino sulla cattedra di san Zanobi e sant’Antonino. La scelta del Papa cade su un prete fiorentino, che conosce bene la nostra diocesi: qui è diventato prete”, ha sottolineato il porporato, evidenziano che “la radice della sua persona l’ho sempre individuata nell’amore per la Parola di Dio. Ha fatto molte cose, ha avuto molte funzioni ma questi sono i frutti di una radice che è nel legame con la Parola di Dio, letta e studiata, che lo ha plasmato nella sua identità sacerdotale”. “Questa capacità di attingere nella Parola di Dio – ha spiegato il card. Betori – la abbiamo vista in due momenti della sua vita, quando è stato vicario parrocchiale a Santo Stefano in Pane a Rifredi e parroco dell’Immacolata a Montughi. Lì avvenne una cosa in cui c’entro anch’io: mi chiese di partire missionario come sacerdote ‘fidei donum’ a servizio di una chiesa dell’Africa, la diocesi di Ndjamena. Lì ha insegnato Sacra Scrittura, è stato parroco, ha servito negli ospedali, nel carcere. Poi ha seguito un nuovo passaggio: dalla diocesi di Ndjamena è nato il vicariato apostolico di Mongo. Si è trasferito lì, servendo come parroco e continuando il suo servizio al carcere. Periferie geografiche, umane hanno dato forma al suo carattere, al suo sacerdozio”. Poi, ha continuato il cardinale, “tornato a Firenze, in obbedienza, ha accettato di fare quello che gli ho chiesto. Tre cose: la nomina mette in rilievo la sua funzione di parroco alla Madonna della Tosse, altra parrocchia significativa. Ma gli ho chiesto di fare anche il vicedirettore spirituale al seminario accanto a mons. Carolla e il cappellano del carcere di Sollicciano. Dimensione spirituale, dimensione pastorale, servizio alle persone. Tutto questo non lo deve abbandonare ma ripensare in una forma nuova che è quella del governo della diocesi. Per questo gli siamo vicini e chiedo a tutti voi di essere collaboratori nei suoi confronti”. “Questo è come lo conosco, e per questo ringrazio il Papa che ce lo dà come arcivescovo”, ha concluso il card. Betori che rimarrà amministratore apostolico fino al 24 giugno, festa del patrono san Giovanni Battista.