Campi Flegrei: Ingv, no a “sensazionalismo” e “allarmismo”. “Monitoraggio, sorveglianza e pianificazione emergenza non si costruiscono su opinioni”

“La pericolosità dei Campi Flegrei (come quella di tutti i vulcani attivi) è basata sullo studio della storia eruttiva, sui dati sperimentali che man mano si acquisiscono, sui dati del monitoraggio (sempre più implementato) e sulle simulazioni che forniscono preziosissimi dati di processi avvenuti nel passato di cui altrimenti non avremmo conoscenza”. Lo chiariscono, in una nota, Carlo Doglioni (presidente dell’Ingv), Francesca Bianco (direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Ingv), Mauro A. Di Vito (direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv), dopo un documentario apparso sulla tv svizzera con notizie allarmanti, riprese poi dalla stampa. “A partire dal 2012 gli studi sulla pericolosità sono stati utilizzati per definire gli scenari di accadimento eruttivo più probabili nell’area. Ed anche se lo scenario con la più alta probabilità di accadimento è quello di una eruzione piccola (come avvenuto per l’eruzione di Monte Nuovo del 1538), come scenario di riferimento per la valutazione delle aree potenzialmente esposte ai diversi fenomeni durante una futura eruzione, è stato scelto quello relativo alla fase più intensa di una eruzione di scala media (tipo quella avvenuta ad Astroni 4000 anni fa). Su tale scenario è stata definita la pianificazione di emergenza e sono state individuate le aree esposte ai diversi tipi di pericoli (flussi piroclastici per la zona rossa, caduta di ceneri per la zona gialla)”, precisano, evidenziando che “la probabilità che la prossima eruzione sia del tipo Ignimbrite Campana/Tufo Giallo Napoletano è bassissima. Inoltre, perché si verifichino queste eruzioni di grandissima scala è necessario che una enorme quantità di magma entri nel sistema. Questo genererebbe dei segnali macroscopici che non sfuggirebbero né al nostro sistema di monitoraggio, ma neanche a chi vive nell’area. Basti pensare che prima dell’ultima epoca di attività, in cui si sono verificate 27 eruzioni esplosive con un volume di magma emesso in totale inferiore a 3 km cubi, l’area compresa tra Monte Nuovo e la Pietra si è sollevata di circa 50 m. Durante le due eruzioni più devastanti (Ignimbrite Campana e Tufo Giallo Napoletano) sono stati eruttati, in un singolo evento, da decine a centinaia di km cubi di magma”.
Doglioni, Bianco e Di Vito comprendono che “il sensazionalismo e l’allarmismo attirano l’attenzione e i click sul web. Ma noi non ci stiamo, come dimostrano le dichiarazioni di ben altro tono rilasciate dal nostro personale nel corso del documentario. Le informazioni fornite dai media su argomenti così rilevanti per la vita quotidiana delle persone devono essere contestualizzate e supportate da dati sperimentali e dalle relative incertezze. Informazioni, tra l’altro, pienamente consultabili sulle nostre pagine web”.
E concludono: “Il resto sono opinioni e anche se dette da stimati colleghi stranieri restano opinioni. I dati, al momento, dicono altro. Il sistema di monitoraggio, quello di sorveglianza e la pianificazione in emergenza non si costruiscono sulle opinioni”.

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