“In generale, i dati migliorano in tutte le regioni, con punte significative, considerato il peso regionale, per Campania, Piemonte e Liguria. Dopo la discesa del 2022, risale lentamente la Calabria, dove si passa dal 18,8% dello scorso anno al 49,8%. Lo stesso dicasi per la Sicilia, dove, a fronte del 29,9% del 2022, nel 2023 si arriva al 56,5%. È bene in ogni caso ricordare che tali considerazioni vanno lette con la massima cautela, dato il significativo peso relativo degli immobili confiscati che gli enti locali in queste regioni sono chiamati a gestire. Sono tre le Province assegnatarie di beni confiscati che non pubblica elenco: Crotone, Matera e Messina mentre la Regione Calabria e Lazio, tra quelle monitorate, risultano inadempiente nella pubblicazione e trasparenza sui beni confiscati a loro destinati”. È quanto si evince dalla terza edizione di “RimanDati”, il Report nazionale che indaga lo stato della trasparenza degli enti territoriali in materia di beni confiscati, promosso in collaborazione con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino e, quest’anno, anche con un contributo di Istat.
Rispetto alle precedenti edizioni, spiega il Report, si azzera il numero dei comuni che utilizzano formati totalmente chiusi mentre aumenta nettamente il numero dei comuni che pubblicano in formato aperto (passando dagli 82 del 2022 ai 238 del 2023) e in formato Pdf ricercabile (da 260 del 2022 a 321 del 2023). Di contro, resta alto il numero dei comuni che proseguono nell’utilizzo di un Pdf scansionato. Il monitoraggio ha riguardato anche altre informazioni fondamentali sulla vita del bene confiscato: il 6,4% dei comuni non specificano i dati catastali, sono il 4% gli enti che non specificano tipologia, il 6% l’ubicazione e ben il 30% non specificano la consistenza (informazioni sulla metratura o sugli ettari del bene confiscato).
La ricerca analizza nello specifico le modalità di pubblicazione degli elenchi anche su scala regionale. Sui 724 comuni che hanno pubblicato l’elenco, Libera ha costruito un ranking mediato nazionale: su una scala da 0 a 100 la media è pari a 71,6 punti. “Sono 9 le regioni che sono al di sotto della media: Abruzzo, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Molise, Puglia, Sardegna, Toscana e Veneto. Tra i comuni capoluoghi di provincia, ben 67 comuni – pari al 60% dei capoluoghi di provincia italiani – risultano destinatari di beni confiscati, per un totale di 926 immobili. Di questi 67 comuni destinatari di beni confiscati, 57, pari all’85%, risultano virtuosi sul fronte della trasparenza. Tra i capoluoghi meno trasparenti dove sono presenti il maggior numero di beni confiscati troviamo Messina (64 beni confiscati), Barletta (47 beni confiscati), Reggio Calabria (32 beni assegnati: il comune utilizza un portale web dedicato ma non pubblica alcun dato nella sezione Amministrazione trasparente, motivo per cui è considerato inadempiente) e Brescia (13 beni confiscati)”, spiega il Report.