Tra i tanti primati il nostro Paese conserva saldamente anche quello della ricettività religiosa e no-profit, in un settore dell’accoglienza dedicato a spiritualità, turismo, lavoro e studio. Una potenzialità unica al mondo che, secondo il Rapporto 2024 formulato dall’Associazione Ospitalità religiosa italiana, è rappresentato da quasi tremila strutture ricettive che mettono a disposizione ogni giorno 200.000 posti letto. Il 45% è gestito direttamente da religiosi/e, mentre il 38%, pur di proprietà religiosa, è di fatto gestito da laici impegnati.
Con 6 milioni di ospiti e 25 milioni di presenze, il 2023 si era chiuso in maniera molto positiva. E il trend di quest’anno continua con una moderata crescita, anche in vista del Giubileo.
In numeri assoluti Roma e il Lazio rappresentano da soli circa un sesto di tutta l’offerta ricettiva, con oltre 30.000 posti letto. Seguono ben distanziati, ma appaiati, Emilia Romagna e Veneto.
Ma è la Liguria che si distingue in rapporto al numero dei residenti, con 31 posti letto ogni 1.000 abitanti. Seguono il Lazio, l’Umbria, la Valle d’Aosta e le Marche. Segno evidente che i luoghi ameni sono davvero tanti e ancora da scoprire.
Tra i servizi più frequenti che queste particolari ed accoglienti strutture offrono: la cappella o chiesa, il parcheggio, il giardino, la sala riunioni, il Wi-Fi. Diffusissima ancora la sala tv, che riporta la memoria ad una condivisione televisiva ormai quasi scomparsa.
Un terzo delle strutture si trova in centro città, mentre il 40% fa della montagna la sua peculiarità.
Secondo il presidente dell’Associazione Ospitalità religiosa italiana, Fabio Rocchi, “queste strutture ricettive, gestite in modalità no-profit e che alimentano con i loro introiti le attività benefiche in Italia e nel mondo, avrebbero bisogno di quei sostegni dai quali sono invece spesso tagliate fuori, non rispondendo ai canoni economici d’impresa richiesti quasi sempre per usufruirne”.