“Anche con i piaceri, la persona temperante agisce con giudizio”. Lo ha fatto notare il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata alla virtù della temperanza. “Il libero corso delle pulsioni e la totale licenza accordata ai piaceri, finiscono per ritorcersi contro noi stessi, facendoci precipitare in uno stato di noia”, il grido d’allarme di Francesco: “Quanta gente che ha voluto provare tutto con voracità si è ritrovata alla fine a perdere il gusto di ogni cosa! Meglio allora cercare la giusta misura: ad esempio, per apprezzare un buon vino, assaporarlo a piccoli sorsi è meglio che ingurgitarlo tutto d’un fiato”. “Se la persona temperante sa controllare la propria irascibilità, non per questo la vedremo perennemente con il volto pacifico e sorridente”, ha precisato il Papa, secondo il quale “qualche volta è necessario indignarsi, ma sempre nella giusta maniera”: “Una parola di rimprovero a volte è più salutare rispetto a un silenzio acido e rancoroso. Il temperante sa che nulla è più scomodo del correggere un altro, ma sa anche che è necessario: altrimenti si offrirebbe libero campo al male. In certi casi, il temperante riesce a tenere insieme gli estremi: afferma i principi assoluti, rivendica i valori non negoziabili, ma sa anche comprendere le persone e dimostra empatia per esse”.