“Siamo fortemente preoccupati per questa escalation di violenza contro i medici, che non risparmia ormai nessuna categoria di colleghi. Si è lacerato quel rapporto di fiducia speciale che sinora aveva fatto da scudo ai medici di famiglia”.
Così il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, commenta l’ultima aggressione, ai danni di un medico di medicina generale della bassa modenese che, per aver prescritto a un paziente un numero di giorni di malattia inferiore a quanto da lui preteso, è stato picchiato a sangue ed è dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso.
“Si tratta di un episodio gravissimo – aggiunge Anelli – che è anche un campanello d’allarme. Non dimentichiamo che la negazione di una prestazione che il medico ritiene inappropriata è, secondo i dati dell’Osservatorio ministeriale, uno dei motivi che più frequentemente scatenano la violenza. È per motivazioni simili che sono stati uccisi la psichiatra Paola Labriola a Bari e il cardiologo Gaetano Alaimo in provincia di Agrigento, e che tanti colleghi sono stati aggrediti, insultati, minacciati anche a mano armata”. “Più in generale – spiega – questi episodi sono un sintomo del forte malessere che cresce all’interno del Servizio sanitario nazionale. È di oggi un’indagine dell’EngageMinds Hub, il Centro di ricerca dell’Università Cattolica di Cremona diretto da Guendalina Graffigna, che mette in evidenza come nove italiani su dieci siano critici nei confronti del Ssn. E i medici, gli operatori sanitari sono visti come terminali proprio del Ssn, come bersagli su cui sfogare le insoddisfazioni e gli scontenti”. “Quando si parla di violenza – conclude Anelli- è importante comprenderne le cause, in un’ottica di prevenzione e di gestione del rischio, ricordando che non è mai giustificabile, e tanto meno quando è rivolta verso i curanti. Al collega aggredito va la nostra piena solidarietà e vicinanza, così come al presidente dell’Ordine dei medici di Modena, Carlo Curatola, e a tutto il Consiglio”.
E proprio Curatola, in una nota, chiede “tolleranza zero” e l’applicazione rigorosa delle norme vigenti. “Le forze dell’ordine devono procedere d’ufficio senza aspettare la denuncia della vittima”, dichiara ricordando che “la certificazione è un atto medico che non può essere contrattato”.