“Nelle situazioni di variabilità e fluidità che caratterizzano l’adolescenza è molto frequente che un ragazzo o una ragazza possano provare incongruenza di genere senza che questa debba necessariamente esitare nei passi successivi”. E’ un invito alla prudenza e alla cautela quello dello psichiatra Gabriele Sani, ordinario di Psichiatria all’Università Cattolica e direttore della Uoc di Psichiatria clinica e d’urgenza e del Centro psichiatrico integrato di ricerca, prevenzione e cura delle dipendenze (Cepid) del Policlinico Gemelli, che in un’intervista al Sir spiega come il problema dell’incongruenza di genere non possa essere affrontato in modo semplicistico con il blocco della pubertà: il ragazzo o la ragazza deve essere aiutato e accompagnato per tentare di fare chiarezza. Senza fretta, rispettando i tempi del suo processo evolutivo perché “non si può pensare che una pillola sia in grado di risolvere tutto, in tutti, e rapidamente”. E sul blocco della pubertà tramite triptorelina spiega che “agisce inevitabilmente sulla mentalizzazione, sul comportamento e sulle fantasie degli adolescenti, e sappiamo quanto sia importante la fantasia in un processo evolutivo come quello adolescenziale. Gli ormoni non hanno mai un effetto neutro”.
Come si arriva alla decisione di intraprendere un processo di transizione? “Dipende molto da persona a persona – risponde Sani -. Quello che posso dire è che bisogna avere massimo rispetto dello sviluppo della persona e del suo processo evolutivo adolescenziale, e dare tempo a questi ragazzi e ragazze per avere la possibilità di comprendere quello che sta accadendo. Agire in maniera “impetuosa’ sulla loro pubertà non è un modo ‘neutro’ per affrontare questo problema, anzi”. Serve prima uno spazio di accoglienza, ascolto e confronto per l’adolescente e la famiglia: quello che si propone l’ambulatorio multidisciplinare per la disforia di genere inaugurato un mese fa al Gemelli. Ai genitori il consiglio di essere “presenti, accoglienti e non giudicanti”, non sottovalutare né drammatizzare, ma essere pronti ad accompagnare il figlio nel percorso di riflessione e di crescita.