“Vi sono diversi atteggiamenti per accostarsi ai giovani e provare a camminare con loro in modo efficace. Il primo è andare oltre la maschera che ciascuno studente indossa per relazionarsi con i professori e con gli altri compagni. In altre parole: raccogliere la loro provocazione come un messaggio che spesso nasconde ferite non sanate o sofferenza, perché togliersi la maschera significa scoprire la meraviglia che si ha dentro e trasmetterla agli altri”. Parola di Marco Erba, insegnante e scrittore, autore di libri sull’adolescenza e la scuola, intervenuto al Convegno nazionale degli Uffici per la pastorale della scuola e dell’Irc che si è aperto oggi a Salerno (fino al 17 aprile) sul tema “Si avvicinò e camminava con loro”.
In secondo luogo, ha esortato Erba, “occorre come docenti coltivare uno sguardo capace di trovare il bene che c’è e non lamentarsi delle cose che non vanno nella scuola, domandandosi: siamo in grado di coltivare la speranza? Di vedere non solo il limite degli studenti, ma soprattutto la scintilla che può incendiare una personalità?”. Il terzo aspetto riguarda invece i genitori. “Per camminare con le persone che ci sono donate – ha proseguito Erba – si arriva ad un punto in cui occorre scommettere sulla loro libertà. In particolare, per i genitori, questo significa passare dall’essere guide all’essere consiglieri dei propri figli. Mettersi di fianco a loro e non davanti, scommettendo sulla libertà adolescenziale vissuta però nella responsabilità. L’unica strada per diventare grandi senza calare certezze dall’alto, ma condividendo le cose in cui si crede”. Ai docenti il relatore ha chiesto infine di amare le personalità dei ragazzi nelle loro singolari caratteristiche, superando ogni pregiudizio e difficoltà: “Perché ciascuno è una persona irripetibile, un capolavoro che attende di apparire dopo aver tolto, come faceva Michelangelo con il blocco di marmo, tutto ciò che è superfluo e spesso ne soffoca il talento”.