Giovani: Firenze, appello dei partecipanti a Francesco Live. “Vogliamo essere parte della vita politica, con il nostro essere cristiani senza essere faziosi”

(Foto Ufficio stampa centenario stimmate di san Francesco)

“Vogliamo essere parte della vita politica, con le nostre complessità e contraddizioni, con il nostro essere cristiani senza essere faziosi, con le nostre diversità. Rendete allettante per noi la scena politica, dateci la possibilità di scoprire e spendere il nostro talento. Lasciateci essere rappresentativi. Ci è stato detto che là dove c’è disponibilità all’ascolto il Verbo si fa carne. Chiediamo a voi di rendervi disponibili davvero all’ascolto delle nostre parole, perché diventino concretezza”. È stato questo l’appello deciso che Francesca, Giovanni, Maria Elena, Emanuela, Gabriele, Emmanuele e Maria, a nome dei 1.500 giovani di Francesco Live hanno consegnato alla politica e alle istituzioni.
Lo hanno fatto ieri nella basilica di Santa Croce, alla conclusione di Francesco Live, il meeting che per quattro giorni ha fatto di Firenze una città abitata dal sogno di 1.500 giovani che, nel nome del Poverello d’Assisi, hanno riflettuto su tanti temi (ecologia integra-le, economia, pace, giustizia sociale, politica, comunicazione, bellezza, arti) che interessano il presente e il futuro dell’Italia, dell’Europa e del mondo. “Siamo arrivati qui sentendoci spesso fuori posto e facendoci un problema di questo. Abbiamo trovato in Francesco un fuori posto che ha reso questo posto un’opportunità”, scrivono nell’appello.
Tra le loro proposte, il creato come casa comune: “Da anni viviamo un’emergenza climatica, perché non osiamo in questa direzione? Abbiate il coraggio – è stata la richiesta alle istituzioni – di prendere decisioni che guardano non al tornaconto elettorale, ma al futuro, delle quali possiamo beneficiare non noi, ma chi verrà”.
I giovani hanno posto anche la questione della casa come possibilità di futuro per loro. “Il mondo si lamenta spesso dei giovani adulti che abitano con i genitori, ma per noi compra-re una casa, vivere da universitari fuori sede pagando un affitto dignitoso, pensare a realtà di cohousing senza enormi oneri burocratici non è possibile, è quasi un’utopia. Dateci l’opportunità di sognare in grande”.
E poi una provocazione: “Spesso ci raccontiamo che non esistono più i politici di una volta, che si stava meglio prima, ma ogni tempo ha le sue sfide. Voi come politici come volete essere ricordati? Per cosa volete passare alla storia?”.
Francesco Live si inserisce tra le iniziative per gli ottocento anni delle stimmate di san Francesco e i giovani hanno riletto quel momento come una possibilità per ri-conciliarsi anche coi propri personali fallimenti: “Quanto è liberatorio poter condividere i nostri fallimenti e scoprire che non siamo soli, che abbiamo tutti le stesse paure. Abbiamo il diritto di fallire! La società ci porta a vivere il fallimento come la fine della vita. La paura del fallimento ci porta all’esclusione sociale. Vogliamo essere liberi di imparare dai nostri fallimenti, e si impara soltanto potendo rialzarsi, con il supporto di chi ci sta intorno. Si può star male senza che il mondo finisca. Si può star male e non vergognarsene. Siamo fallibili ma non falliti”.

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