Ucraina: mons. Ryabukha (vescovo Zaporizhzhia) su abbassamento età per la mobilitazione, “nessuno è contento di andare in guerra. È un dolore, un dramma umano”

“Pensare che siano contenti è folle. Nessuno è contento di andare in guerra. È un dolore, un dramma umano”. Così mons. Maksim Ryabukha, vescovo ausiliare dell’esarcato greco-cattolico di Donetsk, salesiano, risponde in merito alla legge firmata nei giorni scorsi dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky sull’abbassamento dell’età minima di leva da 27 anni a 25 anni. E aggiunge: “Fino a che non c’è una solidarietà comune internazionale in grado di sostenere e difendere la vita, la vita sarà distrutta, passo dopo passo. Che cosa penso dei nostri giovani? Fin dal primo giorno da quando sono diventato vescovo, mi sono impegnato più di tutto ad andare a visitare le nostre parrocchie, i nostri sacerdoti, la gente e i fedeli che vivono sulla linea del fronte, e tra loro ci sono anche i militari. Ne conosco molti. Sono papà e figli delle famiglie con le quali ho vissuto per vari anni della mia vita. Hanno fatto la scelta di difendere la dignità umana nella propria terra”. “In molti momenti i nostri militari si sentono lasciati a se stessi, soli di fronte ad un problema che è molto più grande di loro”. In guerra non ci sono “atei”, racconta il vescovo. “Un giorno mi ha chiamato un giovane militare ventenne. Era appena scampato ad un bombardamento massiccio. Una scheggia gli ha sfiorato il naso, qualche centimetro più in là e sarebbe morto. Mi ha ringraziato delle preghiere”. “Su chi possiamo fare riferimento?”, chiede il vescovo. “L’umanità ci guarda ma siamo troppo lontani. La gente legge le nostre notizie ma è interessata solo al gas e al petrolio. Comprendi quanto siano preziose la dignità della vita umana e la libertà solo quando inizi a perderle”. “Non fare niente significa morire. Io ho visto cosa è successo a Irpin e Bucha. Di vivo non c’era rimasto più nulla”. “Io non ho paura. Per me morire è solo la soglia tra questa vita e il paradiso”, confida il vescovo. “Non è la paura di morire che mi scuote ma la chiarezza dei passi che il male sta facendo. Quando guardo questa guerra, a tutto ciò che sta avvenendo sui territori di combattimento, la parola ‘disumano’ è troppo semplice per descrivere quello che subisce la nostra gente. Ci sono storie che non riesco neanche a muovere la lingua per raccontare. Disumano è dire niente. È malefico, maligno, demoniaco”.

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