“Le persone che oggi si trovano nei territori occupati non hanno più libertà”. È la denuncia di mons. Maksim Ryabukha, vescovo ausiliare dell’esarcato greco-cattolico di Donetsk, che comprende le regioni Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Dnipro, con città sotto occupazione russa e altre a pochissimi chilometri dal fronte. Parlando con i giornalisti del Sir, il vescovo fa riferimento alle comunità cristiane presenti in quelle zone. “I preti che pregano non hanno il diritto di farlo. Ci sono due preti redentoristi, greco cattolici, che sono stati presi il 16 ottobre del 2022 e da allora fatti prigionieri. Da quel periodo fino al giorno d’oggi non abbiamo nessuna notizia di questi sacerdoti. Nessuna. A livello diplomatico, politico, non sappiamo con chi parlare”. Ma sono vivi? “È la domanda che anche noi ci poniamo, anche perché uno di questi preti ha una grave forma di diabete. La Russia dice che sta dando le cure mediche ai prigionieri ma, da quello che vedo, i prigionieri militari liberati che tornano a casa arrivano che sono chiodi secchi, malati, rotti e distrutti. Questi due preti chi sono? Sono dei semplici preti che pregavano con il proprio popolo e che ricordavano che lo sguardo di Dio veglia su tutti noi. Il modo più semplice di far tacere la verità è ucciderla, chiuderla. A livello diplomatico fino a oggi nessuno riesce avere le notizie. Neanche la diplomazia vaticana riesce a ottenere risposte dalla Russia. Neanche i politici in rapporti amichevoli con la Federazione russa. Nessuno”.