Si è aperta ieri, a Cochabamba, l’assemblea plenaria della Conferenza episcopale boliviana (Ceb). Il presidente, mons. Aurelio Pesoa, vescovo del vicariato apostolico di Beni, ha affermato nel suo intervento introduttivo che si tratta di un incontro di fraternità e di riflessione “insieme”, in “sinodalità”, sull’attività pastorale della Chiesa e su ciò che riguarda il “nostro popolo”.
E ha invitato a guardare con “compassione” e “speranza” alle situazioni di sofferenza che colpiscono la società boliviana: “Come possiamo rimanere insensibili e senza compassione di fronte ai poveri, che purtroppo stanno aumentando tra noi a causa della crisi economica che stiamo soffrendo e che colpisce i più vulnerabili?”, si è chiesto mons. Pesoa, il quale ha aggiunto: “Guardiamo con compassione alla situazione dei popoli indigeni, soprattutto nell’est del Paese, nell’Amazzonia boliviana, che vedono come i loro diritti vengono violati, come vengono espropriati delle loro terre, come i loro modi di vita ancestrali vengono distrutti per mano di un sistema asservito al denaro, al potere e al piacere. Osserviamo la situazione di crescente violenza nelle nostre strade: polarizzazione, omicidi, femminicidi, abusi nelle famiglie. Crescono le attività illecite, la criminalità, i regolamenti di conti, ecc. Quando la giustizia nella società non svolge il suo ruolo di imparzialità e di servizio alla legge, si impongono la legge del più forte, il disordine più crudele e il farsi giustizia da soli”.
Nel presentare l’assemblea, il vice segretario generale della Ceb, padre Diego José Plá Aranda, ha dichiarato che l’incontro si concentrerà sul tema della violenza in tutti gli ambiti, in particolare sulla violenza contro le donne, spiegando che la Bolivia ha uno dei tassi di femminicidio più alti dell’America Latina. Secondo i dati registrati dalla Procura generale, nel primo trimestre di quest’anno 2024 sono stati commessi 16 femminicidi e 14 infanticidi.