Un “intervento straordinario, al fine di innalzare il finanziamento pubblico per la salute mentale e i suoi professionisti”. A chiederlo, al Governo e a tutte le forze politiche, la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, per voce del suo presidente Filippo Anelli, audito questa mattina in Senato, presso la Commissione Affari sociali, su due disegni di legge sulla tutela della saalute mentale. “La salute mentale – ha affermato Anelli – deve essere una priorità nei programmi sanitari e politici ad ogni livello. L’Italia è agli ultimi posti in Europa per la quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale. Bisogna quindi investire risorse finanziare nel settore della salute mentale, da destinare sul capitale umano, soprattutto per colmare la carenza sempre più evidente di personale di tutti i livelli”. Personale che – ha fatto presente il presidente Fnomceo – “è ormai allo stremo. Nel 2022 – secondo i dati estrapolati dal Conto annuale dello Stato – la consistenza numerica degli operatori impegnati nei servizi di salute mentale risulta pari a 40.285 unità di cui il 74,7% nei servizi pubblici. Complessivamente, a livello nazionale, i rapporti tra infermieri e medici e tra medici e psicologi risultano pari, rispettivamente, a 2,5 e a 2,0″. Secondo il “Rapporto salute mentale. Analisi dei dati del Sistema informativo per la salute mentale (Sism). Anno 2022”, pubblicato il 12 ottobre 2023, che riporta i dati disponibili più recenti relativi al 2022, gli utenti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici nel 2022 ammontano a 776.829 unità con tassi standardizzati che vanno da 84,8 per 10mila abitanti adulti della Sardegna fino a 266,1 della P.A. di Bolzano (valore totale Italia 154,2). Gli utenti sono di sesso femminile nel 54,0% dei casi, mentre la composizione per età riflette l’invecchiamento della popolazione generale, con un’ampia percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni (67,2%). In entrambi i sessi, risultano meno numerosi i pazienti al di sotto dei 25 anni e al di sopra dei 75 mentre la più alta concentrazione si ha nelle classi 45-54 anni e 55-64 anni (46% circa in entrambi i sessi); le femmine presentano, rispetto ai maschi, una percentuale più elevata nella classe > 75 anni (6,1% nei maschi e 9,5% nelle femmine).
“I disturbi mentali – ha concluso Anelli – rappresentano una delle maggiori sfide per il Servizio sanitario nazionale in termini di prevalenza, carico della malattia e disabilità” ed hanno una prevalenza di gran lunga maggiore tra i soggetti più svantaggiati”. Per questo “il benessere e la salute mentale della popolazione devono diventare temi centrali di politica sanitaria”.