“Il problema è che stiamo entrando in un mondo a grandissima velocità con i tempi del passato”. Lo ha detto Agnese Camilli, consigliere Ugci (Unione giuristi cattolici italiani), intervenendo all’incontro su “Virtuale e immersivo: quale futuro ci attende?” del Copercom, svoltosi stamattina a Roma.
“Le proiezioni – ha proseguito – dicono che ci sarà un aumento degli investimenti di almeno il 40% entro il 2025 nel settore dell’intelligenza artificiale. Il Parlamento europeo ha approvato il 13 marzo un nuovo regolamento. Tenderà a tutelare i diritti umani. Le potenzialità sono così trasversali che potrebbero travolgere le persone meno preparate a distinguere tra il reale e il virtuale”. Poco tempo fa – l’esempio riportato – “c’è stato un caso nel quartiere Prati a Roma di un ragazzo che spaccava tutto, perché non era in grado di distinguere la realtà dal virtuale”. Camilli ha poi sottolineato che “c’è un mondo che si sta aprendo sui diritti d’autore. Ci sono stati scioperi su chi scrive sceneggiature e compone musica. L’intelligenza artificiale potrebbe togliere lavoro a tante categorie. Noi oggi siamo all’alfabetizzazione dei sistemi digitali e, di conseguenza, giuridici. Il Governo sta lavorando ad alcuni decreti legge sul tema. Dobbiamo cominciare a ripensare le Costituzioni, per un’interazione normativa molto più veloce. O si inventa un nuovo istituto, o lo strumento del decreto legge sarà il metodo più rapido per affrontare questi temi. L’Aspen Institute sta proponendo l’autorità di garanzia per l’intelligenza artificiale. Le nomine dovrebbero essere indipendenti. Se il legislatore non vorrà inseguire le scoperte, dovrà trovare un metodo più preciso e preparato per affrontare questa realtà che ci si prospetta”.
“Il grosso problema di questi sistemi – ha rilevato Camilli – è che possono far saltare lo Stato di diritto. C’è il rischio che da dietro un computer si possa governare il mondo. Le persone sono totalmente sguarnite di fronte a ciò. E non parliamo di un problema che accadrà tra mille anni, ma già oggi. Il 4 aprile a Bologna è stata presentato un progetto per applicare l’intelligenza artificiale alla formulazione delle leggi per iniziare a valutare se può contribuire a redigere leggi migliori. Io voglio ricordare che però deve essere un uomo a governare il processo”. “Il regolamento europeo – ha ricordato – impone inoltre un obbligo di trasparenza per evitare il rischio di manipolazione. Deve essere rilevabile, per esempio nei chatbot, che stiamo parlando con una macchina”. Camilli ha concluso rilevando che “sono già in essere i quantum computing. Quando si coniugheranno con l’intelligenza artificiale gli effetti saranno notevoli. Per questo servono solidi strumenti di tutela. Serve che l’intelligenza artificiale ottemperi le leggi e i regolamenti applicabili. Deve essere etica in modo che applichi le carte dei diritti dell’uomo. Misure solide di salvaguardia e trasparenza sono il metodo migliore per governare i processi. Sta a noi farlo bene”.
Rispondendo alle sollecitazioni dei presenti, Davide Bennato, sociologo dei media digitali all’Università di Catania, ha evidenziato come “il cellulare è l’estensione della nostra identità, è la versione digitale di noi stessi”. “Bisogna riflettere – ha aggiunto – su come il digitale sia diventato uno strato che si sovrappone ad ogni aspetto sociale”. Per il docente è necessario “un dibattito pubblico su questi temi, che io non vedo. Queste domande saranno strutturanti non per il futuro, ma già nella vita di tutti i giorni. Perché nessuno ha la possibilità di affrontare da solo la complessità di rapporti in gioco”. “Non possiamo permetterci il lusso che questi temi riguarderanno le generazioni future, problemi e opportunità richiedono un’assunzione profonda di responsabilità individuale, collettiva, politica e sociale”.