“Uno spunto per leggere la situazione che stiamo vivendo ce lo offre la pagina appena ascoltata dal Secondo Libro delle Cronache. Il testo si apre con un affresco drammatico: la tragedia della guerra e della distruzione del tempio e, quindi, della città di Gerusalemme e la deportazione dei sopravvissuti in Babilonia”. Così ha introdotto la sua omelia il vescovo di Perugia, mons. Ivan Maffeis, durante la messa di oggi per il primo anniversario del terremoto nell’alta valle perugina del Tevere. “Nel nostro caso, la causa è stata un evento naturale, un terremoto; l’esito però è stato analogo: abitazioni e chiese non più agili, tante famiglie costrette ad andarsene altrove, la comunità dislocata, smembrata, privata dei punti di riferimento di ieri”. Dopo un approfondito commento sul brano, Maffeis ha detto: “a distanza di un anno, ringraziamo quanti – spesso nel silenzio – si sono spesi per alleviare le sofferenze e i disagi di chi è stato colpito dal sisma, curando anche il rapporto con le Istituzioni per non essere dimenticati. Non smettiamo di fare – e di farla insieme – la nostra parte per sostenere un processo di futuro: stando vicino alle persone, innanzitutto, perché nessuno si senta abbandonato; portando avanti le iniziative che ci aiutano a riconoscerci comunità – e la giornata odierna è senz’altro tra queste – e lavorando per la ricostruzione. Come Chiesa nei prossimi mesi cercheremo di riaprire un paio di chiese”.
“La fede ci aiuti a riconoscerci comunità unita nella sofferenza e anche nella speranza; ci aiuti ad amare la vita, a coglierne la bellezza, a saperla impegnare e spendere nel servizio reciproco”.