“Prendiamo atto dell’impegno del Governo per la ricerca di una soluzione, che ci auguriamo arrivi il prima possibile superando quegli ostacoli che, con tutta onestà, appaiono davvero poca cosa di fronte alla grandezza dell’obiettivo: ridare a migliaia di bambini la possibilità di tornare a esser figli! Non è possibile che i bambini abbandonati della Repubblica Democratica del Congo siano oggi schiavi della ferrea burocrazia italiana. È veramente assurdo – e ovviamente molto triste – bloccare, per ben 4 anni, la speranza di un bambino abbandonato a causa di una norma sulla privacy!”. Lo afferma Marco Griffini, presidente di Aibi-Amici dei Bambini, commentando la lunga vicenda che vede protagonisti il nostro Paese e la Repubblica Democratica del Congo rispetto alle adozioni internazionali. Infatti, dopo la riforma del Codice della famiglia nel 2016, la Repubblica Democratica del Congo consente le adozioni internazionali di minori solo verso Paesi con i quali sia stata conclusa una specifica convenzione o un accordo bilaterale. Da oltre 4 anni la Commissione per le adozioni internazionali ha avviato un lavoro teso a questa finalità, ma il testo, ormai pronto da tempo, è ancora bloccato in attesa di approvazione. Verso la fine di febbraio, in risposta a un’interpellanza, il Ministero degli Affari esteri e Cooperazione internazionale ha spiegato le difficoltà riscontrate in questi anni. Per provare a sbloccare la situazione, la direttrice del Servizio giuridico del Ministero degli Affari esteri congolese, in un colloquio con l’ambasciatore d’Italia a Kinshasa, ha recentemente proposto di “organizzare in tempi brevi una missione a Roma per affrontare la questione”. Quest’ultima affermazione apre uno spiraglio di speranza, confidando nella ribadita “ferma volontà” di Cai e Maeci di “concludere l’accordo”.