Stop al Superbonus edilizio: Aibi, “uno ‘schiaffo’ nei confronti del Terzo settore”

“La notizia è arrivata improvvisa e inaspettata, come un vero e proprio ‘schiaffo’ nei confronti del Terzo settore: il Consiglio dei ministri ha preso la decisione di azzerare qualsiasi possibilità per accedere al Superbonus, comprese quelle che riguardavano il Terzo Settore e verso le quali erano state date nel corso del tempo diverse rassicurazioni. L’ultima non più di qualche mese fa, quando allo stop dato alle agevolazioni era stata prevista una deroga che comprendeva, appunto, gli enti del Terzo settore”. A denunciarlo oggi in una nota è l’Aibi-Amici dei Bambini.
Nello schema di decreto legge previsto dal Consiglio dei ministri, invece, il Governo ha deciso di eliminare qualsiasi possibilità residua di accedere ai bonus edilizi, impedendo il ricorso anche alla cessione del credito e allo sconto in fattura.
“Due eccezioni che, di fatto, erano rimaste aperte quasi unicamente per gli enti del Terzo settore e per le zone colpite da terremoti. Una nicchia, rispetto all’enorme platea del Superbonus, ma che evidentemente, secondo il Governo, rischiava comunque di gravare troppo sui conti pubblici”, sottolinea l’Aibi.
Il Governo ha eliminato anche la cosiddetta “remissione in bonis”, ovvero la possibilità di presentare la documentazione per richiedere il superbonus anche in ritardo, entro il 15 ottobre 2024, dietro il pagamento di una sanzione minima.
Ora, il termine ultimo per chiunque voglia provare a presentare domanda per lavori effettuati nel corso 2023 è il 4 aprile. All’indomani di quella data, stando così le cose, non ci sarà possibilità alcuna di accedere ai bonus edilizi visti negli ultimi anni.
“Ancora manca il testo definitivo del decreto, che potrebbe riservare qualche modifica, soprattutto viste le tante critiche arrivate da diverse parti politiche, Forza Italia in testa, che chiedono di rivedere la norma in parlamento”, evidenzia l’Aibi, che auspica “che ciò possa avvenire davvero perché, sembra strano doverlo ricordare, in questo caso non si tratta di ristrutturare e abbellire villette o condomini di lusso, ma di poter intervenire su immobili che spesso mostrano i segni dei tempi non per incuria, ma perché tante volte si è preferito soprassedere a spese ‘rimandabili’ per investire quante più risorse a favore dei beneficiari. Beneficiari che sarebbero anche i primi a poter usufruire dei risparmi che gli interventi di miglioramento energetico potrebbero garantire agli enti, favorendo, così, l’ulteriore implementazione delle attività”.

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